Tornare in Italia è sentire a
pelle tanta gente delusa, senza speranza e fiducia nel presente e nel futuro.
Una rabbia crescente (e giusta!) verso i politici e un indifferenza galoppante
verso la Chiesa, travolta dagli scandali e da un esodo silenzioso. Qualcuno però,
controcorrente, sente ancora il fascino di Gesù di Nazaret e del Vangelo. E
tiene alto il sogno e la speranza. Pochi ma buoni e resistenti. Che lottano per
un mondo più umano e giusto, da ribaltare.
I
vescovi del mondo, impegnati a Roma nel Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, si
stanno interrogando sul da farsi. Cosa non va nell’annuncio del Vangelo? Perché
non è più buona notizia per gli uomini e donne di oggi? Perché tutta sta crisi?
Quali mosse, quali passi nuovi, strategie, metodologie cambiare? Si sente l’eco
di un apertura (finalmente!!) per divorziati e risposati…ma altre porte e tante
attendono di essere aperte. Per mostrare finalmente quel vero volto del Dio
amore fino alla follia, che il Concilio Vaticano II aveva cercato di
evidenziare. Tutti lo citano. Ma poi nella prassi continuiamo a tradirlo. E
tradire il volto umano di quel Dio amore, Gesù di Nazaret. Venuto per servire e non per essere servito (Mc 10,45). Possiamo
allora inventare tutte le tecniche che vogliamo: tecnologie digitali per la
comunicazione, nuove prassi pastorali e balle varie. Ma se non mostreremo il
vero volto di Dio con gesti che hanno sapore di pane spezzato e parole
autentiche fino a spendere davvero la vita, non servirà a nulla! “Il lieto annuncio – scrive il
missionario comboniano e confratello Giulio Albanese nel suo libro “Missione XL”
– è un mondo capovolto, quello di un Dio
radicalmente diverso da come i rabbini l’avevano presentato”. Dio lava i
piedi ai suoi amici, si lascia contagiare dal lebbroso, denuncia il sistema del
tempo fondato su ingiustizia e oppressione degli impoveriti di quel tempo. E di
oggi! Paga il prezzo della sua libertà. E lo sconta con la morte più indegna e
vergognosa per i sovversivi del sistema costituito. La croce.
Dio
non sa far altro che amare. Così va presentato e comunicato. Solo così. Per
questo servono missionari con adrenalina nel sangue (per dirla alla Giulio
Albanese) che l’hanno incontrato e toccato con mano. E che portano dentro una
passione che ribolle e che non puoi fermare. Perché come lo Spirito, soffia
dove non sai. Gente disposta a pagare con la pelle il sogno che insegue. Come
Lele Ramin e i tanti martiri e testimoni del Vangelo. Diceva Lele: “Ho la passione di chi segue un sogno. La
parola ha un tale accoramento che se la raccolgo nel mio animo sento che c’è una
liberazione che mi sanguina dentro. La mia esperienza di camminare su strade
che non hanno un arrivo, su strade che non hanno un cielo, dove sento soltanto
la piccola gioia cavata fuori con una fatica tremenda. Non mi vergogno di assumere questa fratellanza. Uomini buoni o no,
generosi o no, fedeli o no, rimangono fratelli”.
Presentare
e vivere il Dio dell’amore è assumere e fare proprio il grembiule del servizio.
Tonino Bello sognava la “Chiesa del
grembiule”, spogliata di tutti i paramenti per rivestirsi soltanto del
segno indelebile dell’autenticità cristiana: il servizio con gli ultimi. Lì
dobbiamo tornare con lo slancio delle origini. Delle prime comunità cristiane
vivaci e resistenti nel cuore dell’impero. Perseguitate perché scomode. Una
Chiesa che va a braccetto con il potere costituito e che non è più perseguitata
è ancora credibile? E’ ancora la Chiesa di Gesù di Nazaret? Diceva Carlo Maria Martini
prima di morire: “ La nostra Chiesa è stanca,
nell’Europa del benessere e in America…le nostre chiese sono grandi, le nostre
case religiose vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri
riti e i nostri abiti sono pomposi”.
Venite
però in fondo al Ciad a vedere l’entusiasmo e la semplicità delle nostre
comunità cristiane! Con i nostri limiti e contraddizioni. Ma venite a toccare
con mano Dio e il Vangelo. E quella fame e sete di giustizia che ci scorre
nelle vene. Quella denuncia irrinunciabile delle ingiustizie di un governo che
intasca solo per sé le ricchezze del petrolio e che svende il paese alle
multinazionali. Insieme a quel desiderio di andare in missione oltre frontiera,
al nord, in ambito musulmano. Per creare amicizia, ponti e dialogo con i nostri
fratelli e sorelle dell’Islam. Oggi più che mai profezia evangelica che cerca
fratellanza universale.
Solo
con fatti concreti è nuova evangelizzazione. Non con idee e parole. Solo con il
rischio di Gesù di Nazaret e del Vangelo è nuova evangelizzazione. Solo con il
ritorno alla sorgente della Parola e dell’utopia evangelica è nuova evangelizzazione.
Il resto non ci interessa.
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