mercoledì 28 novembre 2012

Missione oltre





Rispondo all'amico Fausto che mi chiedeva cosa mi spinge oltre..

perché, che cosa spinge, sollecita Filo ad andare in questa direzione? In quest’alba che avanza mi sembra di intravedere in te questo richiamo, questa vocazione della storia umana. Tradotto in termini più semplici: Filo vuole uscire dai confini angusti del mondo occidentale; sente il richiamo di qualcosa di più ampio, più abrangente. Forse per ora si tratta di una intuizione e, cammin facendo, emergeranno le ragioni di questo desiderio di avanzamento verso un “più uomo, più umanità”…

Mi spinge Gesù di Nazaret, lui che ha camminato sempre oltre barriere, ostacoli, tradizione escludente, legge che mette l’uomo sotto la soglia della dignità. Missione è osare la nuova umanità come lui l’uomo di Galilea ha fatto. Senza guardare religione, provenienza, sesso, pelle, idee. Guardando soltanto l’Uomo. Mi spinge l’amore di Dio senza confini per ogni creatura.

Mi spinge il Vangelo, la buona notizia per gli uomini e donne di oggi. E nell’oggi del nostro mondo sento urgente l’incontro, l’amicizia, il rispetto, la conoscenza, il condividere la vita con i fratelli e sorelle musulmani. O ci incontriamo e diventiamo amici o il mondo va verso lo scontro totale. La sento come la profezia dell’oggi di Dio. La buona notizia che il mondo attende. Uno spiraglio verso cieli nuovi e terre nuove.

Mi spingono gli impoveriti e depauperati della nostra storia. Dopo 30 anni di guerre e ribellioni intestine e devastanti la gente qui in Ciad vuole pace, giustizia e riconciliazione. E la pace da ste parti parte dal costruire relazioni vere di fratellanza universale tra diversi. Anche e soprattutto per religione. Per gustare e vivere la “convivialità delle differenze” alla Tonino Bello.

Utopia? Isola che non c’è?

 Un po’ sì perché ancora quel luogo di pace è molto da costruire, programmare, sognare, sudare, spenderci la vita.

Un po’ no, perché il sogno di Dio cammina da tempo sulle gambe dei suoi pazzi inseguitori. Teste calde che provano ad andare oltre.

Oggi é urgente follia profetica, quella del Vangelo della nonviolenza che fa andare oltre ogni steccato per porgere mani, guance, volti, abbracci e camminare insieme verso il Padre-Madre di tutti e il suo Regno di giustizia e pace.

Missione uomo






Ricevo questo preziosissimo scritto da Fausto, amico e fratello nel cammino,
 per riprendere assieme il filo della riflessione sulla missione


Carissimo,

tutta la notte ho sognato (o ero desto?) di discutere animatamente con Dio. Oggetto del contendere: se ci sono voluti due milioni di anni per “fare” l’homo sapiens; se qs uomo ha attraversato glaciazioni, estinzione di dinosauri ed altri animali più forti di lui; se ci sono voluti duemila anni di religioni monoteiste; se ci sono voluti due (dicesi due, non una!) macelli mondiali per arrivare a mettere insieme, codificare, proclamare di fronte alla storia i diritti inalienabili dell’Uomo, quanti ce ne vorranno per arrivare alla “Dichiarazione dei diritti dei POPOLI”?

Ma non contano proprio niente i popoli sulla bilancia della finanza internazionale, sull’altare delle culture e delle religioni? Non sono soggetti, individui, con il loro volto, le loro tradizioni, saggezze ancestrali, valori, ecc. ecc.? Un popolo non ha forse una fisionomia, delle impronte digitali, un’anima (per così dire) come un individuo lo riteniamo unico proprio in base a quelle caratteristiche?

La storia non ci porta sulla soglia di un nuovo avvenire? Altro che scontro di civiltà, nuove invasioni barbariche da tutti i sud del pianeta! La globalizzazione non è forse la nuova “rivelazione” dell’uomo all’uomo? Non è l’uomo che rompe il guscio, perché vuole uscire dalla pelle dell’individualismo, del provincialismo, del nazionalismo per nascere all’universo come “uomo di tutti, uomo per tutti”?

La decadenza dell’occidente non è ascrivibile, tra l’altro, anche a questa non presa di coscienza, immaturità storica, cecità culturale e religiosa?

Insomma: fino a quando concepiremo il mondo in termini di nord, sud, oriente, occidente, come potremo uscire dalla palude dei campanili, dei minareti, degli stupa (templi orientali)? O l’umanità fa un salto di qualità o potrà avere un futuro? I nazionalismi sono una gabbia, che imprigiona lo spirito umano. E anche una trappola, una tagliola che ci impedisce di camminare verso un mondo nuovo, di cui non possiamo più farne a meno. Tutti i conflitti, lotte di religione, guerre commerciali e finanziarie, battaglie per le risorse, l’acqua, l’energia, il cibo, potranno essere affrontati con dogane, frontiere, passaporti, ideologie e religioni particolariste?

Fino a quando subiremo l’oltraggio all’intelligenza, che il deterrente nucleare è l’unica maniera per non annientare, annientandosi? Il famoso “muoia Sansone e tutti i filistei”.
Vedi, Filo?

Da quando mi hai messo a parte del tuo desiderio, aspirazione di immergerti nel mondo islamico, dentro di me ha cominciato a serpeggiare una domanda: perché, che cosa spinge, sollecita Filo ad andare in questa direzione? In quest’alba che avanza mi sembra di intravedere in te questo richiamo, questa vocazione della storia umana. Tradotto in termini più semplici: Filo vuole uscire dai confini angusti del mondo occidentale; sente il richiamo di qualcosa di più ampio, più abrangente. Forse per ora si tratta di una intuizione e, cammin facendo, emergeranno le ragioni di questo desiderio di avanzamento verso un “più uomo, più umanità”…

Ed io me la prendo sempre con Dio… con chi altri, se non con l’autore del capolavoro della creazione? Con chi altri se non con quella religione, che vanta il diritto di aver dato carne e sangue al suo “genitore”?

Credo ci siano dei sintomi importanti che segnano il cammino dell’umanità. Li enumero per poterli, un giorno, approfondire:
globalizzazione
miscenizzazione delle razze/culture
grabbing land
fallimento delle religioni

Per ora abbiti qs poca materia prima per proseguire il discorso sulla missione.
O è MISSIONE/UOMO o siamo fuori dalla storia, ecc.

lunedì 26 novembre 2012

Chiesa del futuro



Ho sollevato il corpo e sangue di Gesù di Nazaret nella piccola
cappella a Guira. Era la messa dei giovani. Stiamo celebrando in tutte
le comunità per animare i ragazzi a partecipare al Forum Nazionale dei
giovani a Moundou a fine anno.

Dopo un incontro biblico sul primo capitolo del Vangelo di Marco con
buona partecipazione e condivisione dei ragazzi abbiamo cominciato la
celebrazione dell’Eucarestia. La piccola capanna trasformata in
cappella era piena ricolma. Canti e danze che non finiscono. Poi verso
la fine un immagine che mi è rimasta scolpita.

Le mie mani che prendono il corpo e sangue di Gesù per mostrali ai
giovani. Un silenzio incredibile. Ormai tutto buio con la sola luce
soffusa di una lampada. Al centro Lui. Sotto la paglia della capanna,
attorno ai banchi fatti con rami di alberi. Le stuoie dove si siedono
le donne. I bambini che si affacciano dalle finestrelle in mattoni
cotti al sole.

Mi sono immerso per un attimo nel “sogno di Dio”: una Chiesa povera,
come voleva Giovanni XXIII e non solo dei poveri. Una Chiesa che osa
mettere al centro Gesù di Nazaret e il gesto supremo dell’amore:
l’Eucarestia. Dello spezzarsi per l’umanità. Una Chiesa di giovani,
semplici e dal futuro tutto da inventare. Una Chiesa fatta di
“irregolari” come molti dei nostri ragazzi secondo i dettami delle
regole ecclesiastiche e del diritto canonico. Una Chiesa dalle porte
aperte, come quelle delle nostre cappelle di brousse (dei villaggi).
Non solo perché di lamiera e barcollanti, ma perché non vogliono
escludere nessuno. Una Chiesa che si fonda sul Vangelo. Non a caso
giriamo per i villaggi per condividere prima la Parola e poi
celebrarla. E i giovani si sentono rinascere quando la Parola la
spezziamo insieme. Una Chiesa di eguali. Dove i laici sono
protagonisti! Una Chiesa che si ritrova a festeggiare e mangiare
assieme nelle stesso piatto. Come abbiamo fatto alla fine della messa.
Tutti attorno alla “buole” la polenta di miglio bianco preparata con
salsa di pesce. Una Chiesa staccata dai soldi e aggrappata alla croce!
Una Chiesa dove i responsabili si rifanno continuamente ai primi
discepoli pescatori e non agli orpelli, privilegi e ori dei seguaci
dell’impero. Una Chiesa davvero missionaria con lo sguardo alto verso
l’umanità. In particolare quella ferita, umiliata, oppressa dal
sistema neoliberista dominante.

Questa è la Chiesa nella quale proviamo a credere! Questa è la Chiesa
del Vaticano II! Vivace, coraggiosa, semplice, profetica, accogliente.
Staccata dal potere e capace di denuncia di ogni ingiustizia e sopruso
“ Cristo è vittima di un ingiustizia e ogni ingiustizia sfida il
cristiano” diceva Lele Ramin. Certo una Chiesa con i suoi mille
difetti, imperfezioni (che bella la teologia dell’imperfezione!),
contraddizioni. Che hanno bisogno di perdono, accoglienza e anche
stimolo per cambiare rotta. Dove nessuno però è escluso.

Per dirla con l’amico Ortensio da Spinetoli nel suo, orami datato,
capolavoro “ Chiesa delle origini, Chiesa del futuro”: “La chiesa del
futuro abbandonerà le vecchie rotte, le stesse sedi del potere (i suoi
palazzi) e si ritirerà nel deserto per uscire rinnovata e purificata,
e per presentarsi alle nazioni non come una loro concorrente o una
loro alleata, ma come l’”ancella dei popoli”.

lunedì 19 novembre 2012

Tarì


Parte alle 4 di mattina dal villaggio di Dansama, a 29 Km da Moissala.
Il che vuol dire che si è svegliata qualche minuto prima per una
lavata alla faccia, mani, braccia e piedi. Di solito la nostra gente
si lava le parti più esposte. L’intimo soltanto ogni tanto, al fiume
o, con calma, la notte lontani da occhi indiscreti. L’alba è ormai
vicina e a me resta ancora una mezzoretta sopra le coperte (sotto è
impossibile col caldo di ste parti!).
Lei è già in viaggio, senza torcia, col rischio di pestare un
serpente. Si chiama “Tari”, che in lingua Mbay significa: “Perché?”.
E’ nata di 6 mesi e i suoi genitori le hanno dato il nome
corrispondente alla loro domanda. “Perché così presto? Perché volevi
uscire a tutti i costi?”. Giovanissima, magra come un chiodo ha
quattro figli da tirar su sola e un marito che è scappato di casa.
Chissà che età ha. I nostri giovani non sanno bene quando sono nati. E
tanti non esistono all’anagrafe dello Stato e del sistema mondo. Che
considera solo chi accumula e consuma.
Non vuole mancare l’appuntamento della vita: la partecipazione al
Forum Nazionale dei Giovani. Fa parte dell’equipe dei giovani di
Moissala, scelti apposta per tale avvenimento di fine anno nella
seconda città del Ciad, a Moundou. Ma deve dare la sua partecipazione
all’evento: 4000fr. CFA (6 euro!) ed è l’ultimo giorno disponibile.
Dopo nove chilometri di cammino, quando ormai il sole spunta ad
oriente trova una carretta che arriva fino al fiume. Sale e si mette
al ritmo dei buoi, delle buche, terra, polvere. Canta con la gente la
sua gioia semplice di un viaggio verso un posto che non ha mai visto.
La maggior parte dei nostri giovani (già con figli e mogli) non sono
mai stati fuori da Moissala e non hanno mai visto altre città.
Attraversa il fiume con la piroga pagando 150 fr.CFA (23 centesimi di
euro). Orami è fatta. Ancora un chilometro fino alla nostra missione.
Arriva verso le 10, trafelata, sudatissima e sporca. Prendiamo insieme
acqua fresca e un po’ di arachidi per ristorare il corpo. Ce l’ha
fatta! Mi dà la sua partecipazione e così è certa di partire a fine
anno con gli altri 9 di Moissala.Si incontrerà con altri giovani
provenienti da tutte le comunità cristiane del Ciad. Per una tre
giorni di incontri, preghiera, celebrazioni, danze, canti. E poi la
fantasia e creatività dei giovani…
Tarì è solo una dei tantissimi giovani che, in tutto il Ciad, provano
un futuro diverso con tutto quello che sono e che hanno. Il sacrificio
di trovare i soldi della partecipazione e dei 58 chilometri (andata e
ritorno) vale la spesa.
La vedo felicissima, con un sorriso che non finisce più. E riparte. La
guardo allontanarsi all’orizzonte e mi chiedo: “Io sarei capace di
tale sacrificio per Dio e i fratelli?” “Io che annuncio il Vangelo
sono capace di viverlo con gesti concreti che comportano sudore,
fatica, sacrifici e passione irresistibile?”.
Come sono lontano e in ritardo. Ma almeno c’è Tarì e tantissimi altri
giovani, che nessuno racconterà mai. Ma che hanno la forza nelle gambe
e nel cuore per spronarci e incoraggiarci a non mollare mai!

lunedì 12 novembre 2012

Madjeudal



La incontro sulla strada la domenica mattina presto. Verso le 6. Sono
in macchina e corro al villaggio di Bekourou dove la comunità
cristiana mi attende per la messa e per la festa del raccolto. Sono in
ritardo e spingo un po’ sull’acceleratore. Poi all’improvviso, nel
villaggio di Gormo, vedo una bici al centro della strada. Suono per
lasciarmi passare. Madjeudal prova a farsi da parte ma c’è troppa
sabbia e cade. La riconosco subito. Scendo e la aiuto a rimettersi in
piedi. La saluto e lei è felice di sentire pronunciato il suo nome. Mi
sorride con il suo sguardo timido. E’ la responsabile della corale di
Satayan, una piccola comunità cristiana. Il suo nome vuol dire in
lingua Mbay “il bene resta sempre”. Tutto un programma. In linea con
il Vangelo!

E’ in viaggio per venire alla festa del raccolto dove tutti i
cristiani contribuiscono, con una parte del raccolto, alla vita di
tutta la comunità cristiana. E’ carica da far paura: dietro, sulla
bici che non sta in piedi (manubrio a pezzi e freni inesistenti), ha
caricato un sacco di arachidi che faccio fatica a prendere in mano.
Mettiamo tutto sulla macchina e partiamo assieme verso la festa. Lei è
felice che non smette di sorridere. Il suo velo coloratissimo, che le
copre la testa, è mosso dal vento. Ma lascia trasparire i suoi bianchi
denti che si rallegrano di uno sforzo in meno da fare.
Arrivati a destinazione scendiamo la bici e il sacco. Poi via alla
messa: tre ore di canti, danze, benedizione dei catecumeni (coloro che
si preparano al battesimo) e il saluto. Annuncio alla gente che a fine
anno parto da Moissala per studiare l’arabo e andare a lavorare al
nord, ad Abeché. La gente sorride. Qualcuno mi dice: “Ti abbiamo
formato noi e ora te ne vai!”. “ E’ vero” rispondo “ora vi appartengo
ed è bello che facciate di me un dono ad un'altra comunità ancora più
isolata, ai margini del deserto, dentro il mondo islamico”. Si
possiede solo ciò che si dona. Il resto ci possiede.

Madjeudal sorride ancora. Lei dal volto bellissimo, la lunga gonna
rossa, la maglia gialla e verde e il velo coloratissimo che portano le
donne arabe. Un presagio per la mia nuova missione. Lei che, nel suo
piccolo, cammina a testa alta verso l’avvenire di un paese che ancora
stenta a decollare. Lei che, giovanissima e con già due figli,
contribuisce con tutto quello che è e che può alla vita di una
comunità cristiana piccola, fragile, tipo quelle degli Atti degli
apostoli. Lei che porta in sogno un oggi diverso per i suoi figli, la
nostra Chiesa e il nostro Ciad. Il domani è ancora troppo lontano e
troppo un lusso da ste parti.

venerdì 9 novembre 2012

Rientrando a casa...






In volo ho pregato molto per tutte le persone e situazioni che ho incontrato in Italia. Il dialogo con Dio ha una forza che ci fa andare oltre le nostre possibilità e attese. Non solo a certe altezze…anzi quando la preghiera si fa carne e vita nei sottofondi della storia assume una forza tale da ribaltare il mondo e scaravoltare le montagne. 

Quindi la discesa su N’Djamena. Già scendere dall’aereo è sentire l’Africa. Con il suo caldo e i suoi odori. In aeroporto i confratelli a prendermi e la voglia matta di raccontarci questo tempo che Dio ci ha regalato.

Quindi una riunione con amici italiani e via verso il sud. In macchina con Fabio, prete di Vicenza e Cecilia, suora francescana, ci siamo raccontati un po’ di vita. Mi chiedevano: “ Che effetto ti fa tornare e rivedere le case coi tetti in paglia?” Un effetto che disarma, fa rabbia, fa ribollire dentro. Fino a quando continueremo così nel mondo? Gli abissi crescono nel mondo della globalizzazione e dei diritti umani! Siamo seduti sulla ricchezza incalcolabile del petrolio. E la nostra gente vive nella miseria nera. Quella che non dà una dignità minima alla vita. E’ anche vero, per onore alla verità, che la nostra gente è bloccata da una tradizione schiacciante. Chi ha due soldi in mano deve condividerli con tutti. Chi ha una casa migliore degli altri è invidiato da tutti. Al punto che ti fanno la vita impossibile. La nostra gente del sud è invidiosissima. La gelosia straripa. Ecco perché non riescono ad organizzare il lavoro in cooperative di produzione e commercializzazione. Ecco perché non si organizzano per difendere i campi dagli allevatori. Ecco perché rimangono nella miseria nera. Certo sono espropriati e impoveriti da un sistema internazionale (la dittatura della finanza e del denaro! In combutta con i politici corrotti locali) che tiene il paese in ginocchio. Un insieme di elementi cha fa male dentro…

Mi trovo ora, non a caso, a Doba, proprio a due passi dalla stanza di padre Michele Russo, cacciato ormai 25 giorni fa dal paese per aver parlato troppo. Proprio sul petrolio! Tutti qui lo attendono, ma la parole d’ordine è SILENZIO. Ci sarebbe da ribellarsi e invece tutto tace. Il silenzio aiuta certo in certi frangenti della vita, ma mai e poi mai se si fa complice dell’ingiustizia! Parleranno le pietre!

Domani riparto a Moissala e la sera, inshallah, sarò già nei villaggi. Ho una voglia matta di ritornare tra la mia gente al ritmo del Loba Loba.

La missione continua, Dio e il suo Spirito non hanno mai terminato la creazione. Che continua verso un mondo finalmente fraterno e giusto che sta a noi costruire ogni giorno nel nostro piccolo e straordinario quotidiano. Con le mani e i piedi nella mischia locale. Con il cuore e la testa che battono e guardano oltre, verso l’orizzonte globale.

Il Regno di giustizia e pace, quello a cui aneliamo tutti. Quel sogno che portiamo dentro anche se troppo spesso addormentato e indolenzito. Che deve essere risvegliato e riscoperto per liberare finalmente il meglio di noi a servizio dell’umanità nuova.

lunedì 5 novembre 2012

Buon viaggio hermano querido!


 
 
"Buon viaggio hermano querido e buon cammino ovunque tu vada. Forse un giorno potremo trovarci ancora lungo la strada" cantano i Modena City Ramblers.
 
Grazie di cuore a tutti voi amici e amiche, fratelli e sorelle nel cammino. In queste tre intensissime settimane tra Roma, Padova e l’Emilia abbiamo ravvivato in noi il Sogno di Dio! Abbiamo toccato con mano il Dio che vuole cambiare, con noi, il mondo.

Quante porte aperte, abbracci, sogni condivisi, emozioni, ricordi, racconti…e anche fatiche, sofferenze, passioni.

Grazie di cuore agli amici storici di Pantano e a don Pietro, agli amici di Parma, di Roma e di Padova, alle Case della Carità di Cavriago, Cella, Gaiano, della Magliana, San Girolamo, S.Giovanni di Querciola, agli amici del Gruppo Mission, del Gruppo “Ciad” della Parrocchia della Trasfigurazione a Parma.

Grazie di cuore a padre Alex che una notte a Roma mi ha dato un prezioso consiglio per il cammino. Grazie a fratel Alberto, padre Davide e suor Lorena e ai giovani del GIM di Padova che mi hanno fatto rituffare nella storia di Dio in me. Grazie a Lucia, donna del Vangelo, che su una carrozzina é carica come una molla, forse due. E la trasmette con una potenza incontenibile!

Grazie di cuore a don Luigi e alla comunità Betania, a hermano Fausto Marinetti, alle comunità cristiane di Cavriago, Vezzano sul Crostolo e Pieve Modolena in provincia di Reggo Emilia, all’Accoglienza di Venegono Inferiore (VA) e alle parrocchie di Viale Mazzini e S.Atanasio di Roma e di Correzzola a Padova.

Grazie di cuore a mio babbo e a Laura che hanno organizzato la presentazione del libro “Sui banchi della Passione” e al Centro Missionario Diocesano di Reggio Emilia per la bellissima serata di presentazione dei campi in missione.

Grazie di cuore ai fratelli Comboniani che mi hanno ospitato a Roma e Padova, a Vanni che mi ha dato da dormire a Milano, a zia Anna che mi ha dato un letto a Marola, alle sorelle delle Case della Carità, Teresa ed Elena che mi hanno aperto la porta a Cavriago, Fabiano e Cristina, i "custodi di Lele" a Padova.

Grazie di cuore a don Umberto che ci ha messo a disposizione il Centro Universitario e la sua cappella. A Giovanni e Sara che seguono da Parma progetti e sogni.

Grazie di cuore ai fratelli Saveriani con cui abbiamo celebrato ieri la festa di S.Guido Maria Conforti.

Grazie di cuore a tutti voi di esserci con passione, di sostenerci, di continuare a sperare e di lottare per la vita!
Un grazie speciale ai miei genitori per accompagnarmi, sostenermi nel cammino e coltivare con me il sogno di Dio.

“Una vita che porta in cuore un sogno si rinnova di giorno in giorno” diceva sempre Lele Ramin.
 
Arrivederci a presto…Inshallah

Sempre avanti
Vostro fratello e amico

Filo, Loba Loba

Hasta siempre hermano Fausto!


 
 
Porta il nome di Fausto Marinetti. In realtà è abitato da tanti piccoli che ha incontrato lungo il cammino. Gente che non conta nello scacchiere del mondo. Ma che grida dentro di lui.

Piange dentro e fuori. Si commuove per i derelitti della storia con cui ha condiviso lotte, passioni e speranze. In Brasile e ai margini della storia.  Gente che continua a vivere in lui. Sempre al seguito del folle di Nazaret e al passo del Vangelo. Scuola don Zeno di Nomadelfia. Descrive volti e racconta storie di piccoli crocifissi della storia. Persone in carne ed ossa che prendono il posto delle croci attaccate ai muri

Tra sabato e domenica di passaggio a Parma ci ha condiviso una vita fatta di passione, morte e resurrezione. Senza sconti. Come non glieli ha fatti la vita. Sempre in trincea, in frontiera, come un buon missionario che spende tutto quello che è e che ha.

Ci ha lasciato i suoi libri “Ai confini di Dio” e “Don Zeno, obbedientissimo ribelle”. Ci ha lasciato le sue lacrime e soprattutto il suo cuore che ribolle dentro contro tutte le ingiustizie e le sopraffazioni della terra. Mi ha ricordato Lele Ramin, Oscar Romero, Thomas Sankara, Francesco di Assisi, Lorenzo Milani…un profeta insomma, una di quelle “teste calde” (come ha detto ieri alla messa Don Luigi) che servono oggi all’umanità e alla Chiesa per ridare al mondo il sapore del Vangelo della giustizia.

Ci ha detto con il cuore in mano che i nostri soldi, ormai l’idolo che ci ha fatto smarrire nella via, non ci appartengono, se non quelli necessari per una vita almeno degna. Il resto appartengono all’umanità. Ferita, sfigurata, violentata, messa ai margini, esclusa…

Non resta allora che essere ribelli. Come Gesù di Nazaret e tutti i martiri della storia…

Grazie hermano Fausto. L’unico cammino è scendere…

Adelante siempre (Avanti sempre)…

sabato 3 novembre 2012

Padre dei poveri


 

In questi giorni intensissimi tra Roma, Padova e l'Emilia mi accompagnano tanti volti amici, un ostinata speranza, un inconternibile voglia di cambiare il mondo e una preghiera che porto con me e che condivido con voi. Sullo stampo di quella di Gesù...


Padre, che cammini con gli impoveriti qui sulla terra,

la tua persona sia riconosciuta, santificata, servita e onorata negli ultimi del mondo,

il tuo Regno di Giustizia e Pace si estenda fino agli ultimi confini,

sia fatta la volontà tua di costruire la fratellanza universale.

Dacci oggi e non domani il pane spezzato, Gesù di Nazaret e anche il cibo perché nessuno soffra la fame,

cancella i nostri debiti perché noi li cancelliamo ai nostri fratelli e sorelle per creare finalmente cieli nuovi e terre nuove.

Non abbandonarci alla tentazione di salire, accumulare, comandare e dacci di scendere, condividere e servire.

Liberaci dalle ingiustizie, ipocrisie e idolatrie del denaro, del successo, del potere.