Lo incontro a inizio giugno nel
cortile della nostra missione. Addosso una maglietta, un paio di pantaloni e
ciabatte infradito. Una sportina di plastica in mano per mettere i pochi abiti
che ha con sé. Si presenta: viene dalla Liberia ed è un profugo di guerra
rifugiato in Costa d’Avorio. Credergli al volo? Perché no?
Chiede
lavoro e non soldi. Gli chiedo allora di pulire un po’ il cortile e si mette in
moto con molto amore e pazienza. Fa un lavoro impeccabile e ringrazia per
quello che gli do senza contrattare. Gli chiedo allora di tornare il giorno
dopo e alle 5 del mattino si ripresenta. Pulisce altri locali e poco alla volta
si conquista la fiducia e l’affetto di tutti. Lavora con noi per 6 mesi e
diventa un pilastro insostituibile nella costruzione dell’hangar, il capannone
all’aperto per le celebrazioni, teatro, concerti. E’ il primo che arriva al
mattino e l’ultimo ad andarsene…fa colazione con un pezzo di pane e non fa mai
una pausa…non perde tempo e siamo noi ad invitarlo a riposarsi e a riprendere
le forze. Un giorno viene al lavoro con la febbre a 38! Un colpo di malaria che
lo stende. Ma lui vuole continuare a lavorare. Devo impormi per mandarlo a casa
e per curarsi.
Quando
lo pago alla fine della settimana ringrazia tantissimo e mi dice sempre “Il
Signore ti benedica”. Di solito viene alla messa la domenica. Ma a volte la
stanchezza della settimana prevale. Diventiamo amici e quando il lavoro
finisce sto male all’idea di lasciarlo andare senza niente. Gli cerco un altro
lavoro con degli amici ma lui vuole rientrare al paese…ora ha messo via i soldi
per il viaggio e prova l’avventura del ritorno passando dal Niger e dal Burkina Faso. Quando gli do gi ultimi soldi e
un nostro regalo per il viaggio mi dice: “Grazie padre, mi hai salvato”…in cuor
mio dico a Dio “sei tu che salvi”.
Provo
a spiegargli che ci sono troppi rischi a tornare in Liberia per via dell’Ebola…ma
la voglia di rivedere la sua famiglia è più forte di tutto! Lo mettiamo sulla
macchina del Vescovo, in visita da noi in quei giorni, fino a Mongo, a metà
strada tra Abéché e N’Djamena. Il primo tratto del lungo viaggio è gratis..ma
il lungo che resta?
Ci
abbracciamo e lo affido al Dio della Vita. Ciao Francis, uomo buono e vero…ci
incontreremo ancora un giorno…inshallah