Siamo in tre
preti comboniani. Dal Congo, dal Sud Sudan e dall’Italia. In una comunità
cristiana tra le più vaste al mondo. Comunità di comunità: Abéché al centro e
poi tutt’attorno altre 18 comunità che provano ad essere in questo oceano
musulmano sale della terra e luce del mondo. Come voleva il Galileo.
La comunità
più vicina si chiama Amloyna a 60 Km. Comunità cristiana dove cattolici e
protestanti convivono e pregano bene insieme. Segno di un ecumenismo nella vita
rasoterra e non sui libri. La più lontana è Tissi a 600 Km a sud al confine con
Centrafrica e Sudan. Dopo due anni e
mezzo non ci siamo ancora arrivati. Ma ci stiamo attrezzando. Per arrivare
nelle sei regioni che serviamo. Solo dei matti, con una sola macchina, possono osare
nel deserto una missione così!
Sì, ci stiamo
organizzando per preparare l’incontro, il passaggio di Dio nella nostra vita.
Passaggio da curare, preparare nei dettagli, attendere e amare. Soprattutto da
sudare con il caldo bestia di sti tempi.
Passaggio da
comunità disperse a popolo di Dio in cammino insieme.
Passaggio da
visite improvvisate a incontri regolari con le comunità almeno una voltaogni tre mesi.
Passaggio da
una visione “clero centrica” ad una visione missionaria con la “Parola di Dio”
al centro dove i laici sono i veri protagonisti.
Passaggio da
sogni a progetti concreti per l’acqua a Koukou e Goz Beida, per la scuola a
Abeche, Oum Hadjer e Adré e per la formazione professionale di donne musulmane
ai margini.
Passaggio da
religioni che si guardano di traverso a cristiani e musulmani che si
incontrano, si conoscono, parlano, si rispettano e lavorano insieme.
Passaggio da
buone intenzioni ad un programma pastorale comune improntato sul prendere in
mano il nostro destino a tutti i livelli. Senza dipendere da aiuti esterni.
Passaggio da
un Vicariato un po’ ingarbugliato ad una Chiesa che sia davvero famiglia di
Dio. Per questo ci siamo ritrovati a Mongo in febbraio (al centro del nostro
immenso Vicariato a 400 Km da Abeche) tra delegati di tutte le parrocchie per
redigere il nostro primo progetto pastorale nel segno della fierezza di
prendere in mano il nostro destino.
E’ il
passaggio, la Pasqua, dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà.
Nel segno di Oscar
Romero che abbiamo preso come testimone per la nostra Chiesa di frontiera e che
ci parla così oggi per la nostra terra:
“ Come cristiani non crediamo alla morte senza
resurrezione.
Se ci uccidono risusciteremo nel popolo ciadiano”
Buon
passaggio a tutti
Vostro
fratello e amico
Filo