Per resistere, con l’ottimismo del Dio della vita, dentro la storia.
Una risposta al pessimismo e al mondo violento di oggi.
Vince chi resta umano, chi assume la nonviolenza e la debolezza a
servizio
degli impoveriti e della giustizia sulla terra.
Lettera dalla
missione del Ciad
N’Djamena 13 luglio 2018
Carissimi
amici e amiche un forte abbraccio dal Ciad! Scrivo poco ma vi penso sempre. Mi son preso
due settimane di riposo a N’Djamena, la capitale, e così riesco a raccontarvi
con calma. Tempo di dormite, ascolto della Parola di Dio, di buone letture, di
belle camminate e lunghe chiacchierate con i confratelli e amici. Mi ci voleva!
Dopo mesi intensissimi di lavoro con le comunità cristiane, viaggi massacranti,
tanti progetti e tantissimi volti e storie da ascoltare per cercare insieme la
strada di Dio dentro questa nostra umanità.
Domenica
celebro in una comunità alla periferia di N’Djamena in mezzo alla gente...e
lunedì riparto per Abéché. Per continuare la nostra missione comboniana con
padre Bernard dal Congo, David dagli Stati Uniti e il giovane Giacomo di Modena
in esperienza con noi. Tre continenti nel cuore dell’Africa per cercare insieme
quella fraternità così cara a Daniele Comboni che voleva un “cenacolo di
apostoli” a servizio della missione. E direi che, nonostante tutto, ci va anche
troppo bene. Sembra funzionare davvero la nostra convivialità delle differenze!
Un dono immenso di Dio per questo tempo…alla faccia di chi ha paura del diverso!
Siamo tutti
così immersi in un tempo di…
…Crisi dell’umanità e…di opportunità
(diceva
Giovanni Vannucci: “Siamo immersi nell’amore di Dio e Gesù di Nazaret è venuto
a ricordarcelo! Non è forse questa una grande opportunità?)
Qui in Ciad
tocchiamo con mano il degrado sociale che avanza. Scioperi infiniti nelle
scuole e negli ospedali. Ridotti a macerie. Corruzione dilagante, con l’etnia
del presidente che ha svenduto le ricchezze del paese! E i poveri ne pagano
sempre le conseguenze! Emmanuel, pugnalato per pochi soldi dai banditi nella
città di Tine, al confine tra Ciad e Sudan, ha rischiato di morire perché
nessuno voleva operarlo. Nella notte la nostra piccola Caritas di Abéché si è
data da fare e quel grande cuore di dottor Pascal ha fatto il resto. La gente è
allo stremo.
Il governo è
assente e non paga insegnanti e medici come si deve. Le proteste sociali sono
bloccate sistematicamente. La Costituzione cambiata a colpi di forzature
dittatoriali che danno, tutti o quasi, i poteri nelle mani del presidente. Gli
oppositori spesso comprati a suon di quattrini (quelli del petrolio rubato al
popolo). Altrimenti messi sotto silenzio. Come la società civile. Parla solo la
Chiesa cattolica, unica rimasta credibile, o quasi, agli occhi della gente. I Vescovi
hanno scritto una lettera coraggiosa chiedendo il referendum popolare per
l’approvazione della nuova Costituzione. Dura e stizzita la reazione del
governo.
Sento con
grande sofferenza che intanto lì in Europa si chiudono sempre di più le porte
ai migranti dimenticandoci che siamo tutti migranti e di passaggio sulla terra.
Qui noi missionari accolti così fraternamente nelle famiglie e lì che si
chiudono porti, porte e cuori. Anche di alcuni, forse troppi, preti e laici che
si dicono cristiani. E che tacciono (“sempre
l’ignoranza fa paura e il silenzio è uguale a morte” cantava Guccini). Non
tutti certo. Molti so che resistete…
Come la nostra
gente che resiste e a volte non so come faccia. Ma sempre con determinazione e
forza grande.
Fino a quando
Signore? “Sentinella a che punto siamo
della notte?” (Isaia 21,11-12). Già si vedono le primi luci dell’alba…l’opportunità
di uscire dalla notte di questo nostro tempo dal volto sempre più disumano.
E queste luci
sono le nostre piccole comunità cristiane che provano con coraggio a resistere
con ottimismo e costruire futuro nel deserto attorno ad Abéché. Ad Iriba hanno
attaccato la nostra piccola cappellina e distrutto una parte del muro di
recinzione che è in costruzione. I nostri hanno denunciato e sono in piedi
continuando il lavoro e preparando l’apertura di una picola scuola. Ad Adré
alla frontiera col Sudan i nostri cristiani stanno per terminare la costruzione
della scuola con l’aiuto degli amici di Parma che ringrazio di cuore.
Dapertutto siamo in cantiere: innanzitutto le pietre vive quelle più
importanti. La formazione dei nostri cristiani…le ultime due interessantissime
in capitale: formazione degli animatori delle CEB (comunità ecclesiali di base)
delle nostre parrocchie comboniane di città e dei membri dei nostri comitati
giustizia e pace comboniani per costruire speranza dentro questa storia. E
resistere con la forza del Vangelo. Con la participazione di giuristi,
antropologi e missionari profondamente convinti che la nostra fiducia nel Dio
della vita deve far muovere le montagne! Occasione molto bella per lavorare
insieme tra confratelli e comunità cristiane diverse. Un inizio qui in Ciad
verso la ministerialità della missione: lavorare insieme, riflettere e
analizzare le situazioni che viviamo e le risposte che diamo per trasforamre la
società. Un lungo lavoro di preparazione, incontri, ascolto e proposte
condivise. La forza della sinergia e del lavoro in equipe. Che va più lento ma
dà più continuità alla nostra missione comune.
E poi
tantissime altre iniziative che costruiscono speranza e cercano di dare sale
alla terra e luce al mondo (Mt 5,13): nuove scuole che nascono a Goz Beida e
Guereda, i laici missionari comboniani che crescono nello Spirito missionario,
la catechesi che è cominciata nella prigione di Abéché, le CEB che si preparano
alle settimane di formazione Bibbia-Corano in agosto, i giovani cristiani e
musulmani del gruppo “Donnons nous la
main” che continuano le attività con passione, le nuove commissioni
parrocchiali (Annuncio, Giovani, Gestione, Sociale), l’assistenza alle famiglie
più povere, i progetti banca dei cereali, cucito e pressa ad olio che vanno
avanti da soli e l’alfabetizzazione che è un po' in ritardo ma che partirà
presto. Soprattutto c’è Gregoire, giovane ciadiano della nostra parrocchia che
ha deciso di fare il passo e a settembre entra in Seminario per un cammino di
offerta totale a Dio e ai fratelli. Bastano come prime luci dell’alba?
Ad Abéché
adesso le prime luci cominciano verso le 4 del mattino. Anche lì da voi cominciano
presto e so bene che ci sono. Tantissimi non si rassegnano: la reazione
bellissima delle magliette rosse in solidarietà con i migranti, religiosi che
digiunano davanti al Parlamento, lettere chiare e profetiche come quelle del
Vescovo Bettazzi e dei comboniani Alex e Teresino. Tantissimi indignati di come
vanno le cose. Grazie a voi di non mollare! Se in mare c’è la carne di Cristo chi
ci fermerà dal cercare di portarla a terra? (Ero forestiero e mi avete accolto (Mt 25,35…è il vangelo di Matteo
l’evangelista….niente a che fare con quello che sventola l’altro Matteo
ministro)
In questo
tempo, in cui sentiamo dilagare il disumano attorno a noi, sento con forza
straripante in me il desiderio di ascoltare cosa ci dice il Dio della vita. Per
capire come Lui vede le cose, per trovare la bussola… E così in questo tempo
precario, liquido direbbe Bauman, di crisi, sono tornato con spontaneità e
profondità a riprendere in mano quel gioiello del libro dell’Apocalisse. Che
scalda il cuore e ridà giusta tempra per riprendere il cammino…
Vidi un cielo nuovo e una nuova terra (Ap
21,1)
Le pagine
dell’Apocalisse sono una lettura profetica della storia. Non visioni di chissà
quale fine dell’umanità. Ma la visione di Dio. E quello che si scopre fa bene
al cuore in questo tempo. Chi vince non sono i violenti e gli oppressori,
quelli che ci dicono i libri di storia. Non sono i Trump di oggi o i Bush di
ieri. Nemmeno le multinazionali da loro difese. O i Salvini e la loro
narrazione falsa per soldi e potere. I vincitori veri della storia sono coloro
che sono rimasti umani. Coloro che hanno visto nell’altro sempre un fratello e
una sorella e mai una minaccia. E che per loro si sono spesi fino a dare la
vita. Mettendo l’altro al primo posto.
La morte non è
una sconfitta per chi guarda la storia con gli occhi di Dio. La morte è un
passaggio verso la vita del sogno di Dio, il cielo nuovo e la nuova terra, che
avanza nonostante le nostre resistenze. Tocca a noi costruirli per non
rallentare il flusso della vita che vince. Al centro della storia non c’è un
imperatore, né un miliardario, né un calciatore ( i 100 milioni per Ronaldo
sono uno schiaffo terribile alla povera gente!). C’è l’Agnello sgozzato, quel
Gesù di Nazaret che ha dato la vita per un mondo più umano e più giusto. Questo
è il centro di una vita per la quale vale la pena vivere e se serve
morire…amava ripetere Martin Luther King.
Così non ci
resta che darci da fare sempre e comunque anche con piccoli gesti di umanità e
di resistenza. E tantissimi lo fanno nel silenzio. Tra voi che mi scrivete ci
sono amici e comunità che mi raccontano della loro accoglienza agli immigrati e
agli ultimi. E’ questa la risposta che vince!
Poi certo la
politica vera deve lasciarsi rifondare per essere come diceva don Milani la
risposta comune ai problemi comuni. Non a quelli personali e di bottega. Deve
lasciarsi rifondare dal basso. Non dagli istinti che vanno poco lontano ma dai
valori che tracciano il solco del cammino ostinato e profetico: uguaglianza,
giustizia, diritti umani. Vale per l’Europa disunita senz’anima di oggi e anche per l’Unione africana senza forza. Sempre
sotto il tiro implacabile dei grandi della terra che vogliono sempre lasciare i
popoli divisi per meglio regnare. Vecchie ricette dell’imperialismo di ogni
epoca.
Ecco sgorgare
allora l’ottimismo dell’opportunità. Occasione unica, in questo tempo di
cambiamento epocale, per rifondare con ottimismo:
·
la mia
(anche nostra?) vita personale chiamata ad essere più autentica e umana (Paulo
Freire direbbe “essere di più”) alla
luce della Parola di Dio che libera
·
la nostra
vita comunitaria o Politica (con P maiuscola!) chiamata a costruire davvero
la fraternità e il bene comune alla luce dei valori di fondo che ci tengono
insieme sulla terra
·
la nostra
vita planetaria (per “l’uomo planetario”
direbbe Balducci!) o missione chiamata ad essere più mistica (ascolare Dio per leggere la vita con i suoi occhi dentro
il cuore del popolo), più umile
dentro la storia (no a super eroi isolati ma a gente semplice che lavora
insieme), più ottimista (vince
davvero chi resta umano), più fraterna
(non sempre ci siamo voluti bene tra noi missionari!) più radicalmente altra (o santa) come chiede Papa Francesco.
Rallegratevi
ed esultate
“Se sei gioioso non devi dire molte parole, stai già annunciando il
Vangelo”
Madre Teresa di Calcutta
In questo
tempo di deserto personale mi sono letto e meditato a fondo l’ultimo documento
di Papa Francesco, “Gaudete et exultate”.
Un inno alla gioia e un programma di vita. Quella vera che si lascia provocare
dalle beatitudini di Gesù di Nazaret (Mt 5,1-12) per rispondere alla crisi con:
·
resistenza,
pazienza e tenerezza: quelle dei nonviolenti e degli umili che “tengono
botta” con la spiritualità dei martiri (Ap 7,14). I vinti della terra antica.
Ma vincitori nel cielo nuovo e nella terra nuova che sono già qui e oggi, in
fermento, a tutte le latitudini. Non ve ne accorgete? Eppure in Ciad è così
evidente che Dio cammina oggi senza stancarsi su questa terra insanguinata da
così grandi ingiustizie sociali…dissero che con Romero Dio era passato per il
Salvador. Qui in Ciad potremmo dire lo stesso con i nostri cristiani Filemon,
Nazzer, Dominique, Omal, Halima, Djibrine, Sabura…può bastare? Dio passa per il
Ciad sulle loro infaticabili gambe che annunciano la pace: “Come son belli sui monti i passi del
messaggero che annuncia la pace” (Isaia 52,7)
·
Gioia e
senso dell’umore: quelle di chi va avanti senza rassegnarsi mai e con
passione, spinto da spirito positivo e carico di speranza. La speranza fondata
sulla resurrezione dell’Agnello sgozzato (Ap 5,6). Qui è la nostra gente ad
insegnarci la lotta quotidiana per vivere con gioia senza mai mollare. Ne sa
qualcosa il mio amico Charlie, cieco e costretto su un letto senza camminare da
ormai cinque anni. Sempre allegro e con voglia di scherzare. Un giorno sono
passato a trovarlo e gli ho chiesto: “Charlie
ma tu non ti scoraggi mai?”. Lui mi ha risposto: ”Padre, Gesù si è forse scoraggiato un giorno ?”. Allora ho
riconosciuto il Suo volto!
·
Audacia e
fervore: quelle dei profeti di oggi che mettono a repentaglio la propria
vita senza lasciarsi comprare da potere e soldi. Una su tutti: Francoise,
cristiana convinta del villaggio di Baro, a 400Km d’Abéché. Nella sua famiglia
quasi tutti si sono islamizzati per soldi e un lavoro garantito. Lei è rimasta
sola e vive povera e felice. Nonostante le pressioni costanti della famiglia
per abbracciare l’islam. Innamorata di Gesù e del Vangelo lei resta. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (Rm
8,35)
·
In
comunità: sempre di più la missione richiede fraternità, umiltà,
condivisione e collaborazione. Con la sete di imparare dall’altro che vive a
fianco. Come rotta controcorrente rispetto all’ondata di individualismo che la
società globalizzata del consumo spietato ha riversato sulla barca della nostra
fragile vita.
·
In
preghiera costante: so che parlo anche a cari amici atei e di altre
religioni. Che rispetto nel profondo, o almeno cerco. Ma non posso fare a meno
di parlare della relazione diretta con l’autore della vita. Che io chiamo
Padre. Di un dialogo costante che si fa vita, missione, servizio, condivisione.
Con lacrime, sospiri, sorrisi. A volte anche cadute e fatiche! Per poi
lasciarsi rialzare. Ma un contatto con cui non puoi fare a meno. A meno di
morire dentro! Altrimenti non ci resti qui in Africa. Come amava dire Annalena
Tonelli: “In Africa ci puoi venire anche
per solo amore dell’uomo. Ma ci resti per il solo amore di Dio”.
Me lo hanno insegnato grandi
missionari, per me e per tanti altri comboniani, vere “parabole esistenziali” come Gigi Gusmeroli e Angelo Dall’Oro. Il
primo qui in Ciad il dialogo con Dio fattosi umiltà. Il secondo, ai tempi del
Noviziato a Venegono, il dialogo con Dio fattosi essenzialità. Al punto da dire
nei suoi ultimi anni di vita: “O parlo
con Dio. O parlo di Dio. Il resto non mi interessa.”
Grazie Francesco per le tue parole di
questo tuo nuovo testo “Rallegratevi ed esultate"che sono acqua fresca nel
deserto del nord est del Ciad. Parole che ci spronano a essere radicalmente
altri, cioè santi, o meglio capaci di amare come Lui ci ha amati. Insomma amici
di Dio.
Grazie a voi di portare nel cuore e
nella vita concreta di ogni giorno, con gesti umani, il sogno della terra nuova
e dei cielo nuovo di un mondo radicalmente altro. Insieme il sogno è possibile,
necessario, urgentissimo.
“Coraggio, io ho
vinto il mondo” (Gv 16,33) ci sprona ancora oggi l’uomo di Galilea.
Sempre avanti,
Vostro amico e fratello,
Filo
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