Il sogno di Comboni
mette piede ad Abéché
(traduzione dal francese di un articolo scritto per Combolaa, il bollettino dei Comboniani in Ciad)
La domenica 29 settembre 2013 è una
data che segna in modo indelebile la storia della missione in Ciad. I Gesuiti,
che hanno fondato la comunità cristiana di Abéché nel 1953, passano il
testimone ai Missionari Comboniani dopo 60 anni di servizio al Vangelo.
Guidati dal Padre Provinciale, Pietro
Ciuciulla ed il suo Consiglio, i padri Fidele Katsan, Michael Mumba et Paolino
Tipo Deng, l’equipe comboniana composta dai padri Oswald Baptiste Abakar e
Filippo Ivardi Ganapini arriva ad Abéché il 26 settembre dopo una notte
trascorsa a Mongo, la capitale del Vicariato Apostolico. Sul posto il Vescovo
gesuita Henry Coudray, che aspettava da quattordici anni i Comboniani nel suo
Vicariato, accoglie molto fraternamente i nuovi missionari e li accompagna come
un vero pastore all’incontro della “città faro dell’Islam” o la “porta dell’Oriente”
come amano chiamarla gli Ouaddaiens, gli abitanti della regione d’Abéché.
Mentre il Consiglio Provinciale dei
Comboniani si svolgeva, i giorni primi della celebrazione ufficiale del
passaggio di consegne, il Vescovo ha introdotto la nuova equipe alla comunità
cristiana. Li ha presentati alle CEBs, le comunità cristiane ecclesiali di
base, ai laici responsabili, alle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e ai
diversi Movimenti della comunità cristiana di Santa Teresa del Bambino Gesù dii
Abéché. Comunità notevole anche se piccola in rapporto alla popolazione totale
della città, in stragrande maggioranza musulmana.
Ma la Parrocchia è enorme se si
considerano anche le 32 comunità della diaspora, da accompagnare e servire, là
dove dei gruppi più o meno numerosi di cristiani si riuniscono per la preghiera
e per vivere insieme la Parola di Dio. Laddove si trovano anche migliaia di
rifugiati e sfollati alla frontiera con il Sudan, fratelli e sorelle tra i più
poveri e abbandonati, senza casa né terra. Coloro per i quali Daniele Comboni
invita i suoi missionari a dare la vita.
“Voi siete venuti qui per amare senza
frontiere” ha detto il Vescovo ai comboniani che cominciano la nuova missine
durante la Messa d’introduzione. Facendo riferimento al Vangelo del giorno (Lc
16,19-31) dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, il Vescovo Coudray ha detto che
noi tutti siamo dei poveri ma, al contrario dell’uomo ricco che non vede il
miserabile sulla soglia della sua casa, il vero e solo ricco, il Signore, vede
le nostre difficoltà e ascolta il grido del suo popolo. Per questo invia i suoi
missionari alle frontiere della missione, nella terra chef u un tempo il
Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale, affidato a Daniele Comboni. Una
missione consacrata al dialogo e all’incontro con l’Islam perché “Dio è vicino al suo popolo” continua il
Vescovo “come dice il Corano che Allah è più
vicino a noi della vena giugulare”.
« Siamo
venuti qui anche se le nostr forze non sono molte. Ma si dà perché si ama e non
perché si ha” ha rincarato la dosep padre Pietro durante il su discorso alla fine della
messa, quando si è svolto il simbolo del passaggio. Il padre gesuita Fidele
Dollo, parroco uscente di Abéché, ha rimesso il registro dei battesimi nella
mani della nuova equipe comboniana. A quel momento le danze e i canti
incontenibili hanno ravvivato l’Assemblea e hanno manifestato la gioia di una
comunità che ha davvero ben organizzato e preparato nei dettagli la festa.
“L’Africa e i
poveri si sono impossessati del mio cuore che batte solamente per loro” diceva
Daniele Comboni ai suoi missionari. Che questo stesso spirito possa
accompagnare la nuova missione comboniana nella terra di Abéché, per camminare
al seguito di Gesù di Nazaret, con la gente, verso il Regno di giustizia e pace.
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