Isreal
ha 14 anni ma la sua avventura è di quelle che fanno invecchiare presto! Lo
troviamo a TIne alla frontiera con il Darfur a casa di papà Dombai un uomo
buono, dal passo lento e zoppicante…come il Ciad. Gioca da solo con le carte
giardando per terra. Chiediamo chi è e Dombai ci presenta la sua storia.
Viveva
a N’Djamena con la madre e i fratellini, quartiere Walia, quelli di periferia…quelli
che in questi giorni di stagione delle piogge perdono tetti e ripari. Un giorno
la madre, stretta dalla miseria, quella nera (ma perché non diciamo mai gli
aspetti negativi come bianchi?) lo vende ad un commerciante di bestiame che lo
porta nel deserto a nord-est. Comincia la storia di uno tra i tantissimi
enfant-bouviers, i bambini –pastore. Resta dietro i cammelli e le pecore
percorrendo chilometri e chilometri soffrendo fame e sete. Botte perché non sta
al passo, si ribella, vuole scappare. Alcune ferite alla testa lo lasciano
debole e a tratti irriconoscibile. Anche una mano penzola e non riesce a
stringere. Una notte scappa e si spara quattro giorni solo nel deserto. Alcuni
militari di passaggio gli passano acqua e pane ma deve andare veloce perché se
i suoi aguzzini lo trovano lo fanno fuori e lo lasciano ricoprire dalla sabbia
del deserto. Ci prova e stremato arriva un mattino a Tine dove chiede aiuto.
Vedono che è un ragazzino del sud e lo portano da Dombai che apre la porta…lui
che non fa distinzioni, lui che è responsabile e fondatore della comunità
cristiana che ha sposato Allhume, donna musulmana. Israel finalmente respira,
mangia, gioca con i bambini. SI riapre la speranza.
Noi
ci proponiamo di portarlo a N’Djamena dai suoi e Dombai ci tiene a pagargli il
viaggio. Così Israel viene con noi in tournée nelle comunità cristiane, mangia
come un lupo, si diverte. Resta ad Abéché dieci giorni, si fa amico di alcune
famiglie ma ogni tanto scappa al mercato e non sappiamo bene perché…a volte
sembra indomabile. Scopriamo presto che non vuole tornare dalla madre, ovvio, e
vuole provare con il papà…aveva perso tutti i contatti. Dice che si trova a
sud. Così lo consegniamo nelle buone mani di Djokouloum amico responsabile
dalla LTDH, la Lega Ciadiani dei Diritti Umani. Lo accoglie come un figlio ma
una notte gli scappa…sempre in cammino Israel! Lo cercano in capitale
dappertutto e alla fine decidono di fare un comunicato radio. Lo zio sente e si
presenta..sente anche Israel e si incontrano…la porta di casa si apre e il
ragazzo finalmente è in famiglia…
Storia
a buon fine?
No
di certo finché c’é ancora nelle strade deserte del Ciad un solo ragazzo
pastore, finché una madre disperata vende il figlio, finché un mondo di pochi
ingordi si vuole prendere sempre di più della torta mondiale, finché la vita
dell’uomo ha un prezzo sul mercato…
Quando
sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza comprare un suo fratello, senza
opprimerlo, senza riconoscere in lui un oggetto da sfruttare, senza negare la
scintilla di infinito che è in lui?
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