Noi parliamo di dialogo
interreligioso e loro lo vivono. Ogni giorno, fianco a fianco.
Noi parliamo di incontro con l’Islam.
Loro lo vivono come qualcosa di molto normale.
Si vogliono bene e si rispettano:
lui papà Dombai (in lingua Ngambaye significa “Eccolo il capo”) è un uomo del
sud che lavora da una vita in dogana e ha viaggiato sempre nei luoghi di
frontiera. E’ finito 30 anni fa a Tine, al confine con il Sudan, quella terra
del Darfur così martoriata. E ha tenuto in piedi una piccola comunità cristiana
molto vivace che ci accoglie sempre con grande gioia. L’ultima volta 10 giorni
fa ci hanno regalato saponi, pasta, pomodori, uova in quantità, 2 piccioni.
Lei Alluhme, giovane donna
musulmana, originaria di Am Dam a sud di Abéché, é arrivata a Tine con la sua
famiglia. Frequenta la moschea e non si perde una preghiera. Quando arriviamo
in casa sua ci saluta, ci accoglie e ci prepara pollo e polenta. Non manca mai
il the. Poi ci accompagna nel deserto per visitare una comunità cristiana. Lei
musulmana è la nostra guida. Anche se poi ci perdiamo e saranno i carovanieri anche
loro musulmani, a bordo degli instancabili cammelli, a rimetterci sul buon
cammino.
I loro figli portano tutti nomi
musulmani: Ali, Moussa, Mohammad, Indah…sono 8 in tutto! Ciascuno è lasciato
libero di decidere quale religione abbracciare..nessuno è forzato. Così quattro
sono cristiani e quattro musulmani. Ma non è questione di pareggio…qui non ci
sono sfide, partite e competizione quando ci si vuole bene e quando prima della
religione viene il rispetto, l’accoglienza del diverso, l’amore che tutto
sorpassa.
Grazie papà Dombai, grazia mamma
Alluhme…mentre io scrivo una pagina sul dialogo interreligioso voi, fianco a
fianco, nel quotidiano, vivete la vita interreligiosa. In modo così semplice,
spontaneo, come se fosse tutto così normale.
Vorrei che la vostra vita fosse
conosciuta nel mondo che si scanna per le differenze.
Vorrei che riprendessimo a
sognare la convivialità delle differenze come diceva Tonino Bello
Vorrei che la nostra umanità
imparasse da voi davvero cosa vuol dire andare oltre, sempre oltre ciò che divide per
ritrovarci sull’essenziale…la vita, la giustizia come piedistallo della pace, la fraternità universale...
Nessun commento:
Posta un commento