Il cammino di Francesco e dei fratelli musulmani per la pace
autentica sulla terra
Certo fa impressione vedere il semplice Francesco che arriva su un
utilitaria e varca le soglie degli Emirati Arabi tra palazzi di lusso
e vetrine luccicanti. Siamo abituati a vederlo tra i poveri e
derelitti della terra e ancora lo aspettiamo nella terra martoriata
d'Africa. Il Sud Sudan é nel suo cuore con tutti gli ultimi del
mondo. Come fu per il profeta di Assisi che ottocento anni fa osò
visitare il sultano in Egitto per chiedere pace in pieno tempo di
crociate. A piedi nudi su madre terra Africa. Che ha qualcosa sempre
da insegnare ai Francesco di ogni tempo.
Entra nel Fouders Memorial mano nella mano con i fratelli musulmani.
Passo lento e sguardo umile. Di quell'umiltà che solo i grandi sogni
costruiti insieme sono capaci. “Visito gli Emirati Arabi come un
fratello” incalza Francesco. Punta tutto sulla fratellanza
universale che bandisce le armi, le guerre e i fondamentalismi in
nome di Dio. “Nessuno può uccidere in nome di Dio”.
Messaggio forte e netto che risuona nell'orizzonte del sogno
dell'unico Dio. Capace di arrivare alle orecchie dei Boko Haram della
Nigeria, dei gruppi Jihadisti del Mali e del Burkina FAso, degli Al
Shabab della Somalia. E di tutti i governanti corrotti che
strumentalizzano le religioni per cercare potere e soldi. Dal
Centrafrica al Sudan.
Il suo linguaggio é nonviolento e accogliente. Ma determinato. Sa
molto bene che la terra che attraversa sostiene la coalizione saudita
per la guerra in Yemen affamando un popolo intero. Ma non evita il
problema: “Alle religioni, come mai in passato, spetta, in
questo delicato frangente storico, un compito non più rimandabile:
contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell'uomo”. E
tuona contro la corsa agli armamenti e alle nefaste conseguenze in
Yemen, Siria, Iraq, Libia. Sente il grido degli oppressi del nostro
tempo e lancia un allarme. Anche per l'Africa dove nella terra di
nessuno della Libia di oggi combattono diverse coalizioni legate alle
potenze occidentali contro i ribelli ciadiani che vogliono scendere
per prendere il potere nella capitale N'Djamena. Tutti alla ricerca
del controllo dei pozzi di petrolio. Nella regione del Fezzan, a sud
della Libia, il conflitto si intreccia con il passo dei migranti che
dal Ciad, dal Sudan e dal Niger arrivano per cercare di varcare le
acque del Mediterraneo.
Abbraccia i fratelli musulmani e la speranza di un mondo
radicalmente altro. Fondato sulla giustizia vera, che per definizione
é universale. Lancia un ponte tra popoli e culture. Firmato nero su
bianco attraverso un accordo concreto. Non l'ennesima legge delle
buone intenzioni ma l'impegno dei cattolici e dei musulmani d'Oriente
e d'Occidente per “adottare la cultura del dialogo come via, la
collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come
metodo e criterio”. Insieme prendono per mano la libertà
religiosa e il rispetto della ricerca d'infinito di ogni essere
umano. “Senza libertà religiosa non si é fratelli ma schiavi”
ribadisce Francesco. Cammini congiunti di rigenerazione che per
restare con i piedi per terra osano l'impegno doveroso contro “la
logica della potenza armata, la monetarizzazione delle relazioni,
l'armamento dei confini, l'innalzamento dei muri, l'imbavagliamento
dei poveri”. Acqua fresca per i popoli delle Afriche che
inseguono il sogno della libertà. A cominciare da quello della
Repubblica democratica del Congo espropriato del risultato elettorale
solo un mese fa.
Francesco conclude il suo cammino profetico in terra d'Islam con
delle immagini forti e simboliche che arrivano dritte al cuore degli
uomini e delle donne di tutti gli orizzonti della terra: l'arca
dell'alleanza, cara a diverse tradizioni religiose, come segno della
convivialità delle differenze, la colomba che per volare ha bisogno
delle due ali della giustizia e dell'educazione e il deserto che
fiorisce quando l'incontro e il dialogo veicolano amicizia e impegno
per la casa comune.
Prossima tappa il Marocco. Con ostinata speranza per la profezia
della fratellanza interreligiosa. Ancora in terra d'Islam per parlare
a tutti della buona novella della pace autentica fondata su verità,
giustizia, libertà, amore. Come ricordava negli anni sessanta del
secolo scorso il documento profetico della Pacem in Terris di
Giovanni XXIII in tempi terribili di guerra fredda e minacce di
conflitti globali.
Lo aspettiamo presto più a sud. Nel cuore dell'Africa. Dove le
disuguaglianze globali mostrano il loro volto più feroce. Passaggio
che Francesco porta in sogno per scaldare ancora e sempre il cuore
degli impoveriti della terra che lottano, soffrono e sperano un posto
degno ed eguale al banchetto dell'umanità. Oltre colori della pelle,
etnie, culture, religioni. Per ritrovarsi soltanto e davvero fratelli
e sorelle. Verso l'orizzonte dell'unico Dio.
Salve
RispondiEliminaSiamo un gruppo finanziario privato. Concediamo il prestito da 2.000 € a 200.000 € al massimo , se siete un libero professionista, uno studente universitario,una casalinga o un disoccupato, potete ottenere un prestito veloce per risolvere le vostre difficoltà finanziarie.È affidabile e sicuro.
Contattaci via e-mail per maggiori informazioni: ambrosinigisele@gmail.com