Ci svegliamo alle 5 ai primi
raggi…dopo una notte passata all’aperto perché il clima di Oum Hadjer è ancora
parecchio caldo. Fidele, professore all’Università, e Joseph, infermiere all’Ospedale,
mi hanno accompagnato per formare 4 giovani coppie che a Natale si sposano.
Un
bel secchio d’acqua fresca per lavarci, il tempo di accogliere il sole che sale
al ritmo del Salmo 63: “Dall’aurora ti cerco…”, di restare in silenzio
ripercorrendo le beatitudini del Galileo…ed ecco che arrivano le prime donne,
sempre loro le prime!, per riconciliarsi con Dio e con gli uomini…ascolto,
ferite, perdono…poi con i resposabili della comunità cristiana intorno al
piattone per la colazione a base di pane e salsa con carne di bue…un the e via
ad a preparare la celebrazione. In 162 vengono per vivere l’incontro profondo
con Dio nell’Eucarestia. La corale canta a squarciagola…il balafon (la batteria
tradizionale) riecheggia e dà il ritmo…poi le letture così belle della festa
dei santi, la nostra festa…festa di chi è invitato a seguire i passi del
Galileo…la meditaazione delle Beatitudini che toccano il cuore della nostra
gente…i canti, le danze, i bambini che strillano…
Al
termine della celebrazione il tempo di prendere un the e poi incontro con i
catechisti…intanto Fidele e Joseph si ritrovano con le coppie per andare a
fondo sul vero valore del matrimonio…controllo l’andamento della piccola scuola
che è appena nata e sembra che i primi passi siano buoni…poi ancora tutti
attorno al piattone di riso con carne di agnello. I saluti alla comunità e via
in strada per aspettare le macchine che fanno la spola Abéché-Oum Hadjer, 140
Km…
Aspettiamo
un oretta perché cercano altri clienti da mettere con noi…così ci invitano
sulla strada a mangiare un cocomero e non ci perdiamo l’occasione. Partiamo ma
al controllo della polizia mi fermano e mi fanno scendere…un poliziotto nuovo
che non mi conosce mi fa storie e mi porta al Commissariato…conosco cosa
vogliono, cioè dei soldi, e pensano che come bianco possa spaventarmi. Resto calmo
e dico loro che facciano tutti i controlli…che non ho fretta e posso dormire
sulla stuoia. Capiscono, mi riconoscono..arriva anche Celestin Lopiagoto il
responsabile della comunità cristiana e mi lasciano andare. Così arriviamo ad
Abéché che il sole è già calato. Fidele ci invita a casa a mangiare la boule,
la classica polenta di miglio. Ridendo e scherzando ripercorriamo la giornata
felici di aver condiviso un tratto di strada con la comunità di Oum Hadjer…così
è la missione: incontrare, condividere, mangiare assieme, celebrare, formarci
insieme…e poi affidare tutto…è quello che vado a fare adesso davanti a Lui per
rimettere tutti i volti, le storie, le ferite e le gioie delle Beatitudini al
quotidiano della nostra gente nelle sue mani.
Chiedendogli
il regalo di essere santi come voleva Daniele Comboni per i suoi missionari…non
eroi, non gente dell’altro mondo. Gente di qua, semplice, con mille
contraddizioni, cadute e limiti, che semplicemente prova a condividere gioie,
speranze, fatiche e ferite di questa umanità...al quotidiano...dentro la storia e non sui piedistalli...aprendo cuore, mente e vita a
quell’amore unico e infinito di un Dio che sogna di essere Dio non da solo. Ma
Dio con noi.
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