Partiamo verso sud con Bernard,
giovane comboniano congolese in formazione alle 8 di mercoledì 1 aprile. E già
il paesaggio e il clima cambiano, più alberi, meno deserto e un po’ più fresco.
Arriviamo a Goz Beida a 220 Km da Abéché verso mezzogiorno e io m’installo nella biblioteca della comunità cristiana.
Sarà la mia casa di Pasqua. Anche se, a dire il vero, sarò sempre fuori…anche a
dormire visto il caldo. Sempre sulla stuoia. Al mio fianco il grande uomo
Nazzer, responsabile della comunità. Ad ogni istante Denonodji, sua moglie, ci
porta da mangiare manghi, polenta e pesce. Anche le sue figlie si prendono cura
di me. Portano acqua da bere e il secchio per lavarmi al mattino e alla sera.
Batel, di 19 anni, si avvicina una sera per parlarmi e mi racconta il suo sogno
di diventare suora…la incoraggio, le parlo a lungo, anche e soprattutto delle
difficoltà…poi le regalo una Bibbia. Che sia la sua guida nella ricerca di Dio…
Al
mattino preparo a lungo le letture e le celebrazioni del triduo pasquale…poi
passo a visitare il pastore protestante Thomas, l’imam Abdoulaye, il prefetto e
il governatore. Contatti e incontri importanti per la missione senza frontiere.
Parliamo a lungo e scambiamo idee. Con Nazzer trattiamo in profondità un
problema della comunità che dura da ormai 5 anni: un ex-prete, a cui la
comunità aveva affidato dei soldi, è partito e non ha restituito. Solo dietro
le insistenze della comunità rimette qualcosa. Lo chiamo al telefono e mi dice
che tra una settimana comincerà a restituire quello che manca. Sarà vero? Quel
fratello Giuda che è dentro di noi vive ancora…
Lavo
i piedi il giovedì santo alle donne, alle bambine…sempre le più vulnerabili…piedi
pieni di sabbia, quella del deserto. Ad ogni piede lavato sorrido e loro
ricambiano…chissà se sono riuscito a trasmettere l’amore di Gesù…ma di certo
dove non arrivo io arriva Lui! All’omelia parlo alla gente di Oscar Romero che
su invito del papa a lasciare il Salvador a causa delle minacce di morte
risponde: “Resto qui. E’ qui che devo
restare fino alla fine. Se mi uccidono è in mezzo al mio popolo che risusciterò”.
Un uomo fattosi popolo! E papa Francesco lo beatificherà il 24 maggio…una tappa
importante, decisiva per il rinnovamento radicale dei seguaci del Galileo.La
notte del giovedì santo ci arriva la notizia di un assassinato in città: due
giovani amici in preda ad alcool e droga si sono azzuffato e uno ha tirato
fuori il coltello ammazzando il compagno. E’ fuggito ma poi si è consegnato.
Siccome il giovane è di origini sudiste si temevano rappresaglie in città
contro sudisti e cristiani. Il venerdì c’era coprifuoco a Goz Beida…davvero un
segno di morte, Gesù ucciso ancora… e
poi la notizia del massacro dei cristiani in Kenya. La nostra preghiera
incessante attorno alla croce è per tutti i crocifissi della storia.
Il
sabato mattina scorre via veloce tra preparazione delle celebrazionidi sabato e
domenica…poi la visita alla famiglia di Mondor, un caro amico cos nociuto a
Guereda e sua moglie Therese. Mangiamo un ottimo pesce e ci beviamo una birra
come anticipo della festa.
Poi
la veglia pasquale: tutti attorno al fuoco per far tornare a bruciare il cuore
dei tiepidi e il cuore dell’umanità ferita…due giovani ragazze diventano
cristiane la notte della resurrezione: Agnes e Therese. I balli e le danze non
finiscono più! La gioia della resurrezione si tocca con mano ad ogni angolo
della bellissima chiesetta di Goz Beida. Finiamo stanchissimi per l’intensità
dei momenti vissuti e andiamo a dormire sulla solita stuoia. Al mattino di
domenica ancora in moto per il giorno di Pasqua: un matrimonio e 5 cresime.
Ancora festa a non finire…il cuore della comunità palpita. Ci sono anche
protestanti e musulmani venuti a festeggiare con noi. La festa continua a casa
di Salomon et Lartedé, gli sposi. Poi a casa di Therese, battezzata il sabato
santo. Mi ritrovo come al sud: sotto al grande albero una folla enorme di
perone che cantano e danzano. Mangiamo assieme e poi via verso Koukou.
Raggiungo
Bernard la sera tardi. MI sparo 50 chilometri in due ore su una macchina che fa
scalo con i passeggeri e le merci. Siamo tre davanti e 4 dietro chiusi come
sardine! Sopra di noi almeni 20 persone con i piedi che penzolano al fianco
delle nostre teste. Ai 20 all’ora con ruote che non so come facciano ci
mettiamo in marcia. Il tempo per pregare al tramonto e poi via di nuovo.
A
Koukou mi aspettano Bernard con Desiré e Angeline i due sposi..mangiamo un buon
pollo assieme, prepariamo la festa del giorno dopo e poi via a letto per
riposare.
Il
lunedì di pasqua quasi 100 persone riempiono la piccola chiesette di Koukou
interamente costruita con gli sforzi della comunità. Una festa popolare molto
bella e partecipata. Gli sposi pieni di gioia danzano assieme al loro piccolo
Gautier che ho battezzato qualche minuto prima. Il tempo di mangiare kissar
(tipica specialità araba) e capretto e poi via ai saluti e di nuovo in strada
per rientrare.
Se
Pasqua vuol dire passaggio il nostro è stato davvero un
passaggio dentro la vita, le emozioni, il cuore di una piccola porzione di
popolo di Dio al nord-est del Ciad, quel piccolo germe chiamato ad essere sale
della terra e luce del mondo…una grande speranza per la nostra umanità in
declino.