In occasione dei 30 anni della Comunità « Betania », che ho visto nascere e che ha accolto la mia
ordinazione sacerdotale il 9 luglio 2011, ho scritto una lettera che sarà
raccolta in un libro a molte mani dal titolo “Cara Betania ti scrivo”.
La
condivido...
N’Djamena, 18 maggio
2013
Carissima Betania,
Gesù di Nazaret ti ha scelta come luogo
privilegiato di incontro e di fraternità per dare sapore alla vita nella terra
d’Israele del suo tempo. Marta, Maria e Lazzaro oggi sono Gigi, Piero, Antonio,
Giuseppe, Francesco, Matilde, Massimina, Lorenzo e tantissimi altri.
Ero piccolo e tu stavi
nascendo. Ma eri già capace di accogliere chi per un tratto aveva deragliato
nel cammino. Da subito sei diventata casa, famiglia, solidarietà, pace. Luogo
di fatica, attesa e speranza. Crocevia di passione, morte e resurrezione. In
linea con le origini.
Ricordo quando, agli inizi,
eri ancora soltanto un idea e un sogno. Poi i primi ragazzi e obiettori. Le
partite a pallone, il lavoro, le chiacchierate la sera e la domenica dopo la
messa, le feste, i volti che tornano ad avere fiducia nella vita, le lacrime, le
sfide della reinserzione.
Per me sei stata sempre
Vangelo vivente, il quinto, scritto dalle vite di chi é passato e ha trovato
dimora. Presenza viva di un Dio che non abbandona mai i suoi amici e che si
mette in pista per fare strada assieme.
La tua testimonianza e
presenza hanno fatto breccia in me, hanno scaldato e tirato fuori quella
passione per l’umanità che mi abitava nel profondo e che é diventata
inarrestabile fame e sete di giustizia. Fino a portarmi in Africa dove abbiamo
davanti sfide immense: povertà estrema, diritti umani calpestati, arresti
arbitrari, bambini schiavi, terre rubate, democrazie di facciata, conflitti per
il dio denaro. Ma anche grandi segni di speranza: donne incredibili che tengono
in piedi la famiglia, la società civile che avanza e reclama giustizia, una
maggiore consapevolezza dei diritti umani e dell’importanza della scuola,
persone preparate che spendono il loro tempo accanto ai poveri.
Mi hai insegnato tu a
prendere posizione, ad essere di parte, quella degli ultimi: i prigionieri di
Am Sinene (carcere di N’Djamena), gli sfollati di Toukra (alluvionati dell’anno
scorso che vivono in periferia di N’Djamena sotto tende e capanne), i ragazzi
di strada, le ragazze vendute nei mercati, i contadini privati delle terre.
Mi hai accolto come sai fare
tu, quando il 9 luglio di due anni fa, sono diventato sacerdote per il mondo.
Facendomi sentire, ancora una volta e sulla pelle, che Betania sono anch’io.
Siamo tantissimi. Vangelo e Missione si sono presi per mano per non più
separarsi. Sei nella periferia di Parma, attorno al grande ulivo di Piero, per
essere nelle periferie del mondo. Sempre schierata per fare causa comune con
tutti i derelitti della storia.
Grazie sorella Betania di
esserci, ancora e sempre, con passione.
Con te il Dio della vita é
passato per Parma,
Tuo amico e fratello sempre,
P. Filo
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