sabato 18 maggio 2013

Cara Betania ti scrivo






In occasione dei 30 anni della Comunità « Betania », che ho visto nascere e che ha accolto la mia ordinazione sacerdotale il 9 luglio 2011, ho scritto una lettera che sarà raccolta in un libro a molte mani dal titolo “Cara Betania ti scrivo”. 

La condivido...



N’Djamena, 18 maggio 2013

Carissima Betania,
    Gesù di Nazaret ti ha scelta come luogo privilegiato di incontro e di fraternità per dare sapore alla vita nella terra d’Israele del suo tempo. Marta, Maria e Lazzaro oggi sono Gigi, Piero, Antonio, Giuseppe, Francesco, Matilde, Massimina, Lorenzo e tantissimi altri.

Ero piccolo e tu stavi nascendo. Ma eri già capace di accogliere chi per un tratto aveva deragliato nel cammino. Da subito sei diventata casa, famiglia, solidarietà, pace. Luogo di fatica, attesa e speranza. Crocevia di passione, morte e resurrezione. In linea con le origini.

Ricordo quando, agli inizi, eri ancora soltanto un idea e un sogno. Poi i primi ragazzi e obiettori. Le partite a pallone, il lavoro, le chiacchierate la sera e la domenica dopo la messa, le feste, i volti che tornano ad avere fiducia nella vita, le lacrime, le sfide della reinserzione.

Per me sei stata sempre Vangelo vivente, il quinto, scritto dalle vite di chi é passato e ha trovato dimora. Presenza viva di un Dio che non abbandona mai i suoi amici e che si mette in pista per fare strada assieme.

La tua testimonianza e presenza hanno fatto breccia in me, hanno scaldato e tirato fuori quella passione per l’umanità che mi abitava nel profondo e che é diventata inarrestabile fame e sete di giustizia. Fino a portarmi in Africa dove abbiamo davanti sfide immense: povertà estrema, diritti umani calpestati, arresti arbitrari, bambini schiavi, terre rubate, democrazie di facciata, conflitti per il dio denaro. Ma anche grandi segni di speranza: donne incredibili che tengono in piedi la famiglia, la società civile che avanza e reclama giustizia, una maggiore consapevolezza dei diritti umani e dell’importanza della scuola, persone preparate che spendono il loro tempo accanto ai poveri.

Mi hai insegnato tu a prendere posizione, ad essere di parte, quella degli ultimi: i prigionieri di Am Sinene (carcere di N’Djamena), gli sfollati di Toukra (alluvionati dell’anno scorso che vivono in periferia di N’Djamena sotto tende e capanne), i ragazzi di strada, le ragazze vendute nei mercati, i contadini privati delle terre.

Mi hai accolto come sai fare tu, quando il 9 luglio di due anni fa, sono diventato sacerdote per il mondo. Facendomi sentire, ancora una volta e sulla pelle, che Betania sono anch’io. Siamo tantissimi. Vangelo e Missione si sono presi per mano per non più separarsi. Sei nella periferia di Parma, attorno al grande ulivo di Piero, per essere nelle periferie del mondo. Sempre schierata per fare causa comune con tutti i derelitti della storia.

Grazie sorella Betania di esserci, ancora e sempre, con passione.

Con te il Dio della vita é passato per Parma,

Tuo amico e fratello sempre,

P. Filo

Nessun commento:

Posta un commento