sabato 30 marzo 2019

In cammino...


Comincio lunedì sera da Lourdes il cammino di Santiago...portando in cuore voi e tutti gli ultimi del mondo, il popolo ciadiano, la speranza dell'Africa che non si arrende

L'uomo che cammina é quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte.
Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare eternamente vivi nella trasparenza di una parola d'amore, senza mai smarrire il respiro, costoro, nella misura in cui sentono quel che dicono, sono forzatamente considerati matti.

(Dall'uomo che cammina, di Christian Bobin)

martedì 26 marzo 2019

Avanti insieme Mozambico!



Notizie dal nostro carissimo fratello Andrea Facchetti in Mozambico


Cari amici e care amiche,
scrivo alcune righe per ringraziare dei tanti messaggi di prossimità e solidarietà arrivati in questi giorni e per aggiornare sullo stato attuale delle cose.
Qui a Chemba non ci sono problemi particolari. Ieri, in seguito alle forti piogge dei giorni scorsi, sono state aperte le chiuse di Cahora Bassa, grande diga sullo Zambesi. Stiamo aspettando la piena che, in ogni modo, dovrebbe essere controllata.
Ogni giorno che passa diventa, invece, più chiara e drammatica la devastazione umana e materiale che ha lasciato il ciclone Idai a Beira e nella zona centrale del Mozambico, fino al confine con lo Zimbabwe. Fino ad ora, dopo alcuni giorni da quel terribile 14 marzo, i morti accertati sono 535, ma le autorità affermano che il numero è destinato ad arrivare almeno fino a 1000. Nei giorni scorsi, nel distretto di Buzi centinaia di persone sono rimaste per due giorni sui tetti delle case o arrampicate sugli alberi, per fuggire dalle acque torrenziali dei fiumi in piena. Abbassatosi il livello emergono i cadaveri di chi non ce l'ha fatta. A Beira, solo ieri è stata ristabilita parzialmente l'energia elettrica. Sempre ieri è stata anche riaperta la strada nazionale n°6, unica via terrestre di accesso alla seconda città del paese. Nei primi giorni immediatamente successivi alla tragedia, le uniche vie di accesso e di aiuto sono state quella aerea e quella marittima. Aumentano i casi di malaria e c'è il sospetto che anche il colera sia già in circolazione. Nel solo ospedale centrale di Beira, dal giorno successivo al ciclone fino a ieri, sono stati diagnosticati 2558 casi di bambini sotto i 5 anni colpiti da malaria. Nella triste gara delle classifiche al contrario, il Mozambico è il 3° paese al mondo con la maggiore percentuale di casi di malaria.
E' bello vedere come, di fronte a tanta morte e distruzione, ci sia una risposta pronta in termini di aiuto e solidarietà internazionale. Ogni giorno all'aeroporto di Beira arrivano aerei-carico da  tutto il mondo con aiuti. Dubbi esistono, invece, sulla capacità di gestirli in maniera onesta e trasparente, da parte del governo mozambicano.
La chiesa sta facendo molto bene la sua parte. Il giorno successivo al passaggio del ciclone, il vescovo Claudio ha formato una "commissione emergenza ciclone" che si incontra ogni giorno. La diocesi di Beira, attraverso le parrocchie e la caritas, possiede una presenza e una conoscenza profonda e capillare del territorio, capace di individuare i nuclei famigliari più poveri o più colpiti, canalizzando aiuti di ogni genere.
Oltre agli aiuti da fuori, c'è la forza, la speranza e l'ottimismo della gente che, nonostante la tragedia, non perde il sorriso sulla bocca e la voglia di vivere. Dopo l'emergenza, comincia il tempo della ricostruzione. Sarà un tempo lento. Pang'ono pang'ono ("poco alla volta" nella lingua Sena). Un tempo lento e, in questo senso, forse, molto africano. Ma anche un tempo ottimisticamente ostinato. Anche questo, in un certo senso, molto africano.
In questi giorni alcuni amici dall'Italia hanno chiesto come possono aiutare. Come accennavo la settimana scorsa, come Missionari Saveriani, siamo presenti a Dondo, cittadina a 30 km da Beira, anch'essa fortemente colpita da ciclone. Tre padri vivono e lavorano là. Anche io vi ho vissuto tra il 2012 e il 2013. Tanta gente che conosco ha perso tutto. Sotto vi allego un progetto che abbiamo pensato e scritto assieme ai padri di Dondo. Il canale rimane, come sempre, la Casa Madre di Parma.
Grazie di tutto... Un caro saluto. Ci portiamo reciprocamente nel cuore e... tiri pabodzi! (che in Sena significa pressapoco "restiamo uniti"!)
p. Andrea

P.S.: Nella lettera della settimana scorsa c'è un errore: Beira ha circa 600 mila abitanti... non evidentemente 600 milioni, come avevo scritto.

Invio anche alcune foto:
Dalla 1 alla 8: Beira, Nhamatanda e Buzi. Foto inviate da amici o fatte circolare dalle agenzie di stampa
Dalla 9 alla 14: Dondo. Foto inviate dai Saveriani a Dondo. Famiglie che hanno perso tutto e immagini delle strutture della parrocchia o delle cappelle dove si riuniscono le nostre comunità cristiane.


Ecco il progetto, pensato dai Missionari Saveiriani in Mozambico:

Mozambico. Emergenza ciclone - Dondo

Il 14 e 15 marzo 2019 tutta la zona centrale del Mozambico è stata colpita da una depressione tropicale accompagnata da un ciclone denominato Idai. Il ciclone di forza 4, con venti che hanno raggiunto 180 km/h, assieme alle piogge torrenziali proseguite per giorni, hanno provocato danni umani e materiali senza precedenti.

La città più colpita è stata Beira, seconda città del Paese con i suoi 600 mila abitanti, situata sulla costa dell'oceano Indiano. Beira è capoluogo della regione di Sofala e sede della Diocesi dove lavorano i Missionari Saveriani. La città è stata letteralmente devastata: i dati ufficiali parlano di circa il 90% delle abitazioni distrutte. Scuole, ospedali, edifici pubblici, strade, rete dell’energia elettrica e idrica, chiese, sono rimasti profondamente danneggiati. Altri sono irrecuperabili.

La maggior parte della popolazione vive in case realizzate con materiale semplice e povero. I tetti sono lamiere di zinco che il furore del ciclone ha alzato via come fogli di giornale. Migliaia di famiglie sono così senza rimaste senza nulla. Appena fuori dalla città, la popolazione vive di agricoltura: a causa della esondazione di fiumi, il raccolto di quest’anno è pressoché totalmente compromesso.

I primi resoconti parlano di almeno 300 morti, ma il numero è destinato a salire almeno a 1000, perché il ciclone ha fustigato tutta la regione nel suo cammino verso il vicino Zimbabwe dove poi si è spento. Sono 1,5 milioni le persone direttamente interessate da questa tragedia.

I Missionari Saveriani presenti in Mozambico sono 11 e lavorano in quattro parrocchie. La più colpita dal ciclone è stata Dondo, cittadina di circa 80 mila abitanti, situata a 30 km da Beira. I Missionari Saveriani sono a Dondo dal 1998. I tre padri attualmente presenti accompagnano la vita e l’evangelizzazione di 24 comunità cristiane, 12 situate nella zona urbana e 12 nella zona rurale.

Vorremmo aiutare la nostra popolazione a rialzarsi poco alla volta. Chiediamo un sostegno per:

-        Aiutare le famiglie più povere che hanno perso tutto, contribuendo nella ricostruzione della loro casa.

-        Aiutare le nostre 24 comunità. Le comunità si riuniscono in strutture che fungono da luogo di incontro, di formazione e di preghiera. Alcune hanno perso il tetto, altre hanno visto le loro pareti cadere e necessitano di essere ristrutturate.

-        Ristrutturare gli ambienti della parrocchia che sono stati fortemente danneggiati: il salone parrocchiale e le sale di catechesi hanno perso totalmente il tetto; la casa dei padri lo ha perso parzialmente.


COME DONARE?

Con Bollettino Postale n. 1004361281, intestato a "Associazione Missionari Saveriani Onlus" (Viale San Martino 8, / 43.123 Parma).
Con Bonifico Bancario a “Associazione Missionari Saveriani Onlus”, sulle coordinate IBAN – IT77A0760112700001004361281.
Con Assegno Bancario non trasferibile, intestato a "Associazione Missionari Saveriani Onlus" (Viale San Martino 8, / 43.123 Parma).

COME CAUSALE:
MOZAMBICO. EMERGENZA CICLONE - DONDO

In caso di dubbi consultare:

giovedì 21 marzo 2019

La ribellione della terra


Notizie dal caro fratello Andrea Facchetti



Giovedì 14 marzo tutta la zona centrale del Mozambico è stata colpita da una depressione tropicale, annunciata da giorni, e accompagnata da un ciclone chiamato Idai. La città più colpita è stata Beira, seconda città del Paese con i suoi 600 milioni di abitanti, situata sulla costa dell'oceano Indiano. Beira è capoluogo della nostra regione di Sofala e sede della nostra Diocesi

Il ciclone ha divelto i tralicci dell'energia elettrica e le antenne delle tre compagnie telefoniche. In più, sono esondati due fiumi. La città è così rimasta totalmente isolata. Solo ieri, dopo tre giorni, sono state riattivate alcune linee telefoniche. Abbiamo ripreso i contatti con Beira, sono circolate le prime immagini e ci si è resi conto della gravità della situazione. L'impatto del ciclone è stato devastante.

Conosco bene Beira: vederla così, sventrata, è irriconoscibile. Si parla di circa il 90% delle abitazioni distrutte dal vento dell'uragano che infuriava a 180 km all'ora. La maggior parte della popolazione vive in case fatte di materiale semplice e povero. I tetti sono lamiere di zinco che il furore del ciclone ha alzato via come fogli di giornale. La gran parte delle famiglie sono così senza rimaste senza nulla. Ma anche case in muratura, edifici pubblici, chiese, supermercati... tutto distrutto. Distrutto e allagato, perché molte aree della città si trovano sotto il livello dell'oceano. I morti, per ora, sono 84. Il presidente della Repubblica diceva ieri sera alla nazione che il numero è destinato a salire almeno a 1000. Perché assieme alla città, è tutta la regione ad essere stata colpita.

Un amico prete che vive a Beira diceva ieri che il ciclone ha fatto cadere la torre di controllo dell'aeroporto. Nonostante questo, ieri sono arrivati cinque aerei, alcuni dal Sud Africa con i primi volontari, beni di prima necessità e medicinali. Si aspetta un volo dell'ONU, con il PMA (programma mondiale dell'alimentazione). Primo lavoro: con le motoseghe togliere gli alberi divelti dalle vie di circolazione. Diceva che ci vorranno giorni prima che vengano ripristinate energia elettrica e acqua. Per ora la gente sopravvive come può, facendo la fila ai pozzi. Il problema è che le piogge continuano e si teme la diffusione di malattie.

Noi undici Saveriani, stiamo tutti bene. Ci sono tre confratelli a Dondo - a 30 km da Beira - dove anche io ho vissuto per un anno tra il 2012 e il 2013. Parte del tetto della nostra casa di Dondo è volato via.Il salone parrocchiale è distrutto.

Noi qui a Chemba, siamo a 500 km di strada da Beira, ma a 300 km in linea d'aria. La depressione tropicale ci ha colpito di striscio, mentre indebolita andava a spegnarsi nel vicino Zimbabwe. Il fiume Zambesi ha fatto paura lunedì scorso quando è esondato ed è arrivato in strada. Per andare in paese, serviva la canoa. Dopo due giorni è rientrato, non ci sono state vittime. Anche qui le piogge continuano in maniera anormale, compromettendo l'attività agricola - che è la fonte primaria di vita della gente - e il raccolto di quest’anno. Sabato e domenica ero nelle comunità. In moto e a piedi nel fango, dato che la jeep sarebbe rimasta impantanata.

Per il resto, la mia vita corre via rapida come il grande fiume qui a pochi passi, tra scuola, studentato e visita alle comunità nei fine settimana.

Ci sarebbe tanto altro da raccontare: vedere questa tragedia nel suo contesto globale, leggerla a partire dalla prospettiva dei cambiamenti climatici, riflettere su come l'azione distruttiva dell'umano sull'ambiente, qui, in questi anni recenti, potrebbe avere amplificato le conseguenze dell'azione della natura... per ora basta così.

A chi porta nel cuore questa cosa chiamata fede, chiedo di ricordarsi di questo angolo di Africa e della sua gente.

Pasqua, quest'anno, quando arriverà anche qui, avrà un profumo diverso.

Con amicizia,

p. Andrea

Dentro l'abisso ecologico e sociale: cercando speranza


Eco dell'incontro a Pesaro su Giustizia e Pace dei Comboniani - 19-20 marzo 2019

Immersi nelle vene aperte di questa nostra umanita' ferita al cuore, riuniti a Pesaro come missionari comboniani appassionati del sogno di Dio, proviamo a condividere la sottile speranza di un mondo radicalmente altro.

Nella complessita del sistema imperiale in cui ci troviamo a vivere, Francuccio Gesualdi traccia, a partire dal mattino, le chiavi di lettura delle due crisi che il nostro mondo attraversa:
quella politico-economica e quella ecologica. In profondita ripercorre le dinamiche di asservimento forzato al dominio della finanza e al paradigma unico della crescita economica.
Per poi disegnare alcune piste di liberazione dal meccanismo perverso del dio profitto lungo la strada della rottura con l'assoluto della crescita sfidando il mondo della finanza e le sue terribili conseguenze sulle spalle degli impoveriti e dell'ecosistema.

In serata, Alex Zanotelli condivide invece la sua lettura sapienziale dei segni dei tempi.
Partendo dalla lettura contestuale della Parola di Dio e dal volto del Gesu storico, ripropone con forza la revisione nel profondo dell'impegno missionario dentro la storia: la denuncia del sistema neoliberale che uccide, la relazione con il denaro, lo stimolo per la Chiesa locale, il sostegno di campagne per creare giustizia, la sobrieta di vita, la pratica della nonviolenza, il sostegno ai migranti, la scelta di una Chiesa povera con i poveri.

La preghiera della sera e' scandita dai testi dell' enciclica " Laudato sii" e accompagna la presentazione di esperienze missionarie in Ciad e Sud Sudan e una riflessione sulla terribile crisi del Venezuela e della minaccia nucleare globale.

mercoledì 13 marzo 2019

Verso la libertà...dal dio denaro al volto degli ultimi

In cammino con i crocifissi della storia
il denaro é cosa buona. Ma l'uomo é migliore.
Risponde quando lo chiami”

Ki Zerbo, storico burkinabé

Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme”

Mc 15,40-41

Nelle vene aperte di questa nostra umanità ferita al cuore c'é ancora una buona notizia che viene dalle donne e dall'Africa che non si arrende. Come Gesù di Nazaret che é andato fino in fondo senza rinunciare al progetto di cambiare il mondo degli impoveriti di tutti i tempi.

E' ancora possibile lottare per la vita e opporsi con tutte le nostre forze al dio denaro che ci ha anestetizzati dentro casa nei confronti del dolore del mondo. Dolore che ha volti. Non statistiche. Lacrime e sorrisi. Se li guardi in faccia con passione ti cambiano radicalmente la vita. E allora diventa urgente cambiare passo per rimetterci in cammino con i crocifissi della storia...verso la libertà.

Lasciamo parlare loro. Donne che rischiano sulla pelle il sogno stesso di Dio. Dal basso e dalla strada. Non dai palazzi.

Nonhle Mbuthuma si batte con coraggio per difendere i terreni incontaminati di Xolobeni, villaggio situato nella provincia sudafricana del Capo orientale, dove la società mineraria Australia MRC punta ad estrarre titanio minacciando lo sgombero forzato di circa 5mila persone. Da anni Nonhle subisce minacce e viene intimidita da quegli stessi poliziotti che dovrebbero difenderla. E' anche scampata a un tentato omicidio. Tutto ciò non l'ha piegata.

Ahmal Fati é stata condannata in Egitto a due anni di reclusione per aver postato su Facebook un video di condanna contro le molestie sessuali.

Wanjeri Nderu si oppone in Kenya alle esecuzioni extragiudiziali.

Aisha Yesufu e Obiageli "Oby" Ezekwesili cofondatrici del movimento #BringBackOurGirls in Nigeria, sono state arrestate per un sit-in di protesta ad Abuja

Mariam al-Tayeb é stata rapita in LIbia per aver denunciato le violenze delle milizie di Tripoli.

Nawal Beinassa é finita in carcere in Marocco per aver chiesto maggiore assistenza sanitaria per la regione del RIF.



E noi?