lunedì 7 ottobre 2013

Amare senza frontiere





Il sogno di Comboni mette piede ad Abéché

(traduzione dal francese di un articolo scritto  per Combolaa, il bollettino dei Comboniani in Ciad)



 

La domenica 29 settembre 2013 è una data che segna in modo indelebile la storia della missione in Ciad. I Gesuiti, che hanno fondato la comunità cristiana di Abéché nel 1953, passano il testimone ai Missionari Comboniani dopo 60 anni di servizio al Vangelo.

Guidati dal Padre Provinciale, Pietro Ciuciulla ed il suo Consiglio, i padri Fidele Katsan, Michael Mumba et Paolino Tipo Deng, l’equipe comboniana composta dai padri Oswald Baptiste Abakar e Filippo Ivardi Ganapini arriva ad Abéché il 26 settembre dopo una notte trascorsa a Mongo, la capitale del Vicariato Apostolico. Sul posto il Vescovo gesuita Henry Coudray, che aspettava da quattordici anni i Comboniani nel suo Vicariato, accoglie molto fraternamente i nuovi missionari e li accompagna come un vero pastore all’incontro della “città faro dell’Islam” o la “porta dell’Oriente” come amano chiamarla gli Ouaddaiens, gli abitanti della regione d’Abéché.

Mentre il Consiglio Provinciale dei Comboniani si svolgeva, i giorni primi della celebrazione ufficiale del passaggio di consegne, il Vescovo ha introdotto la nuova equipe alla comunità cristiana. Li ha presentati alle CEBs, le comunità cristiane ecclesiali di base, ai laici responsabili, alle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e ai diversi Movimenti della comunità cristiana di Santa Teresa del Bambino Gesù dii Abéché. Comunità notevole anche se piccola in rapporto alla popolazione totale della città, in stragrande maggioranza musulmana.

Ma la Parrocchia è enorme se si considerano anche le 32 comunità della diaspora, da accompagnare e servire, là dove dei gruppi più o meno numerosi di cristiani si riuniscono per la preghiera e per vivere insieme la Parola di Dio. Laddove si trovano anche migliaia di rifugiati e sfollati alla frontiera con il Sudan, fratelli e sorelle tra i più poveri e abbandonati, senza casa né terra. Coloro per i quali Daniele Comboni invita i suoi missionari a dare la vita.

Voi siete venuti qui per amare senza frontiere” ha detto il Vescovo ai comboniani che cominciano la nuova missine durante la Messa d’introduzione. Facendo riferimento al Vangelo del giorno (Lc 16,19-31) dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, il Vescovo Coudray ha detto che noi tutti siamo dei poveri ma, al contrario dell’uomo ricco che non vede il miserabile sulla soglia della sua casa, il vero e solo ricco, il Signore, vede le nostre difficoltà e ascolta il grido del suo popolo. Per questo invia i suoi missionari alle frontiere della missione, nella terra chef u un tempo il Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale, affidato a Daniele Comboni. Una missione consacrata al dialogo e all’incontro con l’Islam perché “Dio è vicino al suo popolo” continua il Vescovo “come dice il Corano che Allah è più vicino a noi della vena giugulare”.

« Siamo venuti qui anche se le nostr forze non sono molte. Ma si dà perché si ama e non perché si ha” ha rincarato la dosep padre Pietro durante il su discorso alla fine della messa, quando si è svolto il simbolo del passaggio. Il padre gesuita Fidele Dollo, parroco uscente di Abéché, ha rimesso il registro dei battesimi nella mani della nuova equipe comboniana. A quel momento le danze e i canti incontenibili hanno ravvivato l’Assemblea e hanno manifestato la gioia di una comunità che ha davvero ben organizzato e preparato nei dettagli la festa. 

L’Africa e i poveri si sono impossessati del mio cuore che batte solamente per loro” diceva Daniele Comboni ai suoi missionari. Che questo stesso spirito possa accompagnare la nuova missione comboniana nella terra di Abéché, per camminare al seguito di Gesù di Nazaret, con la gente, verso il Regno di giustizia e pace.



1 commento:

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