domenica 3 febbraio 2013

Eucarestia tra i cammelli

            

              Mi passavano davanti con passo lento e testa in su a cercare qualche ultima foglia dagli arbusti che ormai sono alla frutta (nel senso che é tutto secco).  Sono i cammelli del deserto che in stagione calda scendono a sud per cercare qualche albero.

           Li osservo mentre celebro l'Eucarestia con una piccola comunità cristiana sotto un grande baobab che mi affascina un sacco. Il tronco é un intrecciarsi incredibile di liane che sembrano scoppiare. I rami sono secchi, il sole caldo dell'una di pomeriggio picchia forte e devo tenere il berretto. Siamo una trentina, in cerchio, attorno all'altare improvvisato con un piccolo tavolino di legno. La comunità di Gambara, a 100 Km a sud di N'Djamena, non celebrava l'Eucarestia da due anni...abbandonati un pò da tutti tengono botta! Anche i due catechisti che li seguivano se ne sono andati. E' rimasta qualche mamma con i bimbi e tre uomini.

             Ma la speranza prova a tornare alta. Li incoraggio a non mollare, a riorganizzarsi. A costruire almeno un piccolo hangar (riparo) perché il sole non ci cuocia le teste. Dico loro che Dio non li ha dimenticati...ma io chi sono per dire una cosa del genere? Parole a vanvera? Provo a puntare tutto su ciò che mi dà speranza: il Vangelo! E oggi parla della profezia. Tema tosto perché tanti ne parlano ma quando si tratta di metterlo in pratica molti si defilano.

              Come può una piccola comunità cristiana dimenticata da tutti essere profetica? Forse già il fatto che sia ancora in piedi sta a dimostrare che Dio é con loro...e che la profezia passa attraverso il sottile e scosceso sentiero della resistenza. Questa testimonianza debolissima e fragilissima ma che punta su Dio é già in sè fermento di profezia per la Chiesa che, non molto lontano, prova ancora a battere le autostrade del potere e dei soldi.

               Siamo nell'anno della fede. Ma vivendo in questa terra di nessuno mi rendo sempre più conto che ciò che conta é la fiducia che Dio ha in me, in noi, nell'uomo...e nella piccola comunità di Gambara, nonostante tutto. Non si é ancora stancato di noi...

               E ho sempre più chiaro, o meno confuso, che si fida molto di più di chi nella debolezza e precarietà punta su di Lui e non sulle certezze umane dei soldi, del potere, degli affari, delle convenienze, delle glorie terrene...

                "Meglio fidarsi dell'imprevedibile di Dio che delle certezze umane" , diceva sempre Frere Roger di Taizé. E' vero e la piccola comunità di Gambara é lì a ricordarmelo. Grazie per la testimonianza. E anche per la polenta con il pesce e il the che ci hanno preparato. Grazie a te, Padre e Madre di tutti, perché continui a sblordirmi con la tua presenza laddova non ti pensavo...

                  E intanto i cammelli, a passo lento, puntano verso nord-est e mi aprono la strada per la prossima missione di Abeché...
              

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