martedì 5 agosto 2014

Israel



              Isreal ha 14 anni ma la sua avventura è di quelle che fanno invecchiare presto! Lo troviamo a TIne alla frontiera con il Darfur a casa di papà Dombai un uomo buono, dal passo lento e zoppicante…come il Ciad. Gioca da solo con le carte giardando per terra. Chiediamo chi è e Dombai ci presenta la sua storia.

                Viveva a N’Djamena con la madre e i fratellini, quartiere Walia, quelli di periferia…quelli che in questi giorni di stagione delle piogge perdono tetti e ripari. Un giorno la madre, stretta dalla miseria, quella nera (ma perché non diciamo mai gli aspetti negativi come bianchi?) lo vende ad un commerciante di bestiame che lo porta nel deserto a nord-est. Comincia la storia di uno tra i tantissimi enfant-bouviers, i bambini –pastore. Resta dietro i cammelli e le pecore percorrendo chilometri e chilometri soffrendo fame e sete. Botte perché non sta al passo, si ribella, vuole scappare. Alcune ferite alla testa lo lasciano debole e a tratti irriconoscibile. Anche una mano penzola e non riesce a stringere. Una notte scappa e si spara quattro giorni solo nel deserto. Alcuni militari di passaggio gli passano acqua e pane ma deve andare veloce perché se i suoi aguzzini lo trovano lo fanno fuori e lo lasciano ricoprire dalla sabbia del deserto. Ci prova e stremato arriva un mattino a Tine dove chiede aiuto. Vedono che è un ragazzino del sud e lo portano da Dombai che apre la porta…lui che non fa distinzioni, lui che è responsabile e fondatore della comunità cristiana che ha sposato Allhume, donna musulmana. Israel finalmente respira, mangia, gioca con i bambini. SI riapre la speranza.

                Noi ci proponiamo di portarlo a N’Djamena dai suoi e Dombai ci tiene a pagargli il viaggio. Così Israel viene con noi in tournée nelle comunità cristiane, mangia come un lupo, si diverte. Resta ad Abéché dieci giorni, si fa amico di alcune famiglie ma ogni tanto scappa al mercato e non sappiamo bene perché…a volte sembra indomabile. Scopriamo presto che non vuole tornare dalla madre, ovvio, e vuole provare con il papà…aveva perso tutti i contatti. Dice che si trova a sud. Così lo consegniamo nelle buone mani di Djokouloum amico responsabile dalla LTDH, la Lega Ciadiani dei Diritti Umani. Lo accoglie come un figlio ma una notte gli scappa…sempre in cammino Israel! Lo cercano in capitale dappertutto e alla fine decidono di fare un comunicato radio. Lo zio sente e si presenta..sente anche Israel e si incontrano…la porta di casa si apre e il ragazzo finalmente è in famiglia…

                Storia a buon fine?

                No di certo finché c’é ancora nelle strade deserte del Ciad un solo ragazzo pastore, finché una madre disperata vende il figlio, finché un mondo di pochi ingordi si vuole prendere sempre di più della torta mondiale, finché la vita dell’uomo ha un prezzo sul mercato…

                Quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza comprare un suo fratello, senza opprimerlo, senza riconoscere in lui un oggetto da sfruttare, senza negare la scintilla di infinito che è in lui?

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